NODO RIFORME

Provincie: conviene ripartire dai numeri

Il dibattito sulle Province italiane è tornato di attualità per l’annunciata volontà del governo di proporre la modifica della legge 7 aprile 2014, numero 56, «Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni», che ha reso le Province enti di secondo livello e le ha per molti versi depotenziate, pur mantenendo alcune delle deleghe storiche., Un percorso incompiuto a causa del risultato del referendum costituzionale del 2016., L’interesse primario del dibattito è certamente sul ritorno all’elezione diretta di presidente e consiglieri, ma la materia è più complessa, ha risvolti politico-istituzionali ed economici., In queste poche righe si affronta la riflessione di tipo geografico che, purtroppo, spesso è in secondo piano nel nostro Paese., È evidente che regioni, province e comuni si «intersecano» nella loro dimensione spaziale e demografica, in quanto derivano da stratificazioni storiche e culturali, da ragioni geomorfologiche, storie di dominazione e affrancamento e da ragioni politiche locali., Analizzando sommariamente gli enti locali, si evidenziano – come immaginabile –, significative «incoerenze» tra il rango e la dimensione spaziale e demografica., Alcune regioni italiane sono di ridottissima estensione: la Valle d'Aosta (3.260,9 kmq, 1,1% del totale nazionale), il Molise (4.460,6 kmq, 1,5%) e la Liguria (5.416,2 kmq, 1,8%), mentre sette provincie italiane sono più estese della Liguria, prima fra tutte quella di Bolzano, con quasi 7.400 km/q (2,4% del territorio nazionale), poco più piccola del Friuli Venezia Giulia.

La provincia di Foggia (poco più di 7.000 kmq, pari al 2,32% del totale) è pure più popolosa dell’intera Basilicata, così come la provincia di Brescia sarebbe ipoteticamente la 15.ma regione italiana per numero di abitanti, superando Fvg, Trentino-Alto Adige, Umbria, Basilicata, Molise e Valle d’Aosta., Sono venti le province che hanno una popolazione inferiore ai 200.000 abitanti, quindi superate da 17 comuni., Tra queste alcune tra le ultime istituite: Biella, Fermo, Crotone, Carbonia-Iglesias e Ogliastra, che rappresenta dal 2005 ben 58.000 abitanti (!)., Visto un comune giudizio critico sull’esito dell’applicazione della legge 56/2014, credo sia quindi utile riprendere una proposta avanzata dal governo Monti col decreto legge 6 luglio 2012, numero 95 e relativo decreto attuativo., Dalle 110 province preesistenti, si proponeva una riduzione a 75, utilizzando il criterio dimensionale (almeno 2.500 kmq) e demografico (almeno 350.000 abitanti): 51 nelle Regioni a statuto ordinario, più le 24 delle Regioni a statuto speciale., Il decreto prevedeva la soppressione di 35 province, per esempio Biella, Fermo, Gorizia, Massa Carrara e Vibo Valentia, o l’accorpamento (per esempio Asti e Alessandria, Biella con Vercelli, Imperia con Savona, Milano con Monza-Brianza, Mantova-Cremona-Lodi, Varese-Como-Lecco), facendo salve le province nel cui territorio si trova il comune capoluogo di regione e quelle confinanti solo con province di regioni diverse da quella di appartenenza e con una delle province da trasformarsi in città metropolitane., Una proposta su cui riflettere.

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