L’EDITORIALE

Si chiede stabilità e non populismo

I risultati elettorali nelle grandi città sollecitano alcune riflessioni anche in vista della prossima tornata nella primavera 2022., La prima è che le coalizioni, con questo sistema di voto, solo se si presentano unite hanno possibilità di successo, divisi si è perdenti., La seconda è che le forze più propense al populismo e al sovranismo non hanno raccolto granché, tenendo conto pure degli scandali che alla vigilia hanno colpito la Lega (caso Morisi) e Fratelli d’Italia (Fidanza e la lobby nera)., Il centrosinistra conquista le grandi città come Milano, Napoli, Bologna ed è in testa a Torino., A Roma Michetti per il centrodestra è avanti incalzato da Gualtieri con un buon apporto di Calenda per il ballottaggio., Un’altra forza populista come i Cinquestelle è ai minimi storici nonostante gli sforzi di Conte e Raggi.

È evidente che dalle urne sono arrivati messaggi chiari., Il primo è che l’astensionismo è volato perché i candidati non hanno scaldato gli animi; il secondo è quello che si può definire «effetto Draghi»., La preferenza cioè, in un Paese che dopo la pandemia punta a ripartire e a crescere, finisce alle forze tranquille della politica., L’arrivo sulla scena del premier senza partito ha reso lampante che i partiti devono cambiare, investendo su formazione, competenza, credibilità., Non è un caso che Berlusconi e Salvini abbiano fatto uguale autocritica: serve un modo diverso per selezionare i candidati., Vanno scelti per tempo, non possono essere improvvisati, c’è bisogno di radicamento nel territorio, dialogo con la comunità, affidabilità., Perché questo gli italiani chiedono a chi governa: più concretezza, meno slogan.

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