l'editoriale

Visioni al bivio e l'appello al voto

Lunga, a tratti intensa, tutto sommato corretta: la campagna elettorale per le amministrative di Brescia si è finalmente conclusa. Dopo i battibecchi a distanza e l’estenuante sfilza di conferenze stampa, presentazioni, ospitate, sit-in, dopo tante parole, si passa ai fatti: oggi e domani quasi 148 mila bresciani avranno l’opportunità di scegliere la persona e i rappresentanti di partito che governeranno e rappresenteranno la Leonessa per i prossimi 5 anni. Sul pronostico non ci sbilanciamo granché, constatando che siamo di fronte a una partita a due. Banale: le chance di vittoria se le giocano il centrosinistra e il centrodestra. O meglio, Laura Castelletti e Fabio Rolfi. La prima, vicesindaco uscente e facente funzione per gli ultimi due mesi di mandato (Emilio Del Bono, eletto in Consiglio regionale, ha lasciato in anticipo per incompatibilità), ha puntato forte sul senso di continuità, facendo facile leva sui dieci anni di amministrazione cittadina con molte più luci che ombre, sfruttando al massimo il volano della Capitale della cultura (di cui lei stessa è stata una delle anime). Un ipotetico bookmaker la darebbe favorita. Di quanto? Lasciamo alla sensibilità del singolo elettore la fissazione delle quote.  

Ma certo non si può dire che la disfida all'ombra del Cidneo possa dirsi già decisa. Fabio Rolfi ha dalla sua molte chance, ha scoccato una moltitudine di frecce dal suo arco, non lasciandone neanche una in faretra. Già giovane vicesindaco con Adriano Paroli, quindi molto maturato grazie a un quinquennio al Pirellone da consigliere e ad altri cinque anni da assessore regionale all'Agricoltura, il leghista si è gettato «anema e core» nella sfida per la conquista della Loggia.Le differenze tra i due non mancano. Anzi, diciamo pure che si tratta di due personaggi che la percezione istintiva colloca agli antipodi.

Spicca per esempio la divaricazione della strategia elettorale scelta dai due, frutto anche di un quadro politico che li sovrasta: Castelletti ha ghermito a due mani la «cloche» della sua candidatura pilotandola il più possibile sulla rotta del civismo e di una certa distanza dai partiti tradizionali, benaccetti (ci mancherebbe) in un contesto di coalizione, ma non determinanti nella costruzione della sua immagine di possibile prima cittadina. È pur vero che il Pd esprime il potenziale vicesindaco (il fido Federico Manzoni), ma dai loro insidiosi ingranaggi - con gli esponenti dem alla ricerca di una qualche identità definitiva, tanto più dopo la svolta Schlein - Castelletti per un motivo o per l'altro sta bene attenta a non farsi agganciare e triturare.

L'unico uomo d'apparato da cui accetta l'appoggio aperto e incondizionato è l'ex Del Bono, non a caso colui che ha sponsorizzato per primo la sua candidatura. Fabio Rolfi, invece, pur avendo infarcito di elementi civici la schiera di liste a suo sostegno, non fa mistero di voler agganciare le speranze di vittoria all'allineamento dei pianeti a lui favorevole nel panorama nazionale e regionale, dove il centrodestra la fa da padrone. Non a caso nelle ultime settimane a Brescia abbiamo assistito a una parata governativa senza precedenti. Con il segretario del Carroccio, nonché ministro alle Infrastrutture, Matteo Salvini a stazionare fino allo sfinimento in zona e a spendersi senza risparmio per supportare il pupillo territoriale. E con la chiusura di venerdì in grande stile, che ha esposto addirittura la premier e leader del partito di attuale maggioranza relativa: dovesse non andare bene, sarebbe una riprova clamorosa dell'assunto che vede il centrodestra non riuscire a sfondare nei principali centri urbani, soprattutto nel ricco e trainante settentrione. Ma chissà.

Sarà un'affermazione al primo turno oppure si andrà al ballottaggio? Le probabilità che si chiuda il discorso fin da domani pomeriggio sono tutt'altro che inconsistenti. Molto dipenderà dalla capacità d'attrazione dei consensi degli altri due candidati sindaco in lizza. Alessandro Lucà, sceso nella mischia per i colori del Movimento 5 stelle con l'appoggio di Unione popolare e Partito comunista, non perde occasione di sgomitare tra i due contendenti principali, facendo ripetutamente notare quanto importante sia la sua presenza nell'agone: «Votare me e le liste della mia coalizione - ripete a disco rotto - significa dar voce al dissenso, siamo l'alternativa a chi non si riconosce nella polarizzazione dei due blocchi». Per lui e per i suoi sarebbe vitale fare il pieno al primo turno (non facile, vista la cronica difficoltà grillina nelle competizioni comunali), piazzare almeno un paio di rappresentanti in Consiglio e poi trattare qualche posizione di spicco, sperando nel ballottaggio: ovvio che già adesso strizzi ogni tanto di soppiatto l'occhiolino a Castelletti.

Un po' naïf, ma battagliera, la candidatura della lista La Maddalena. Alessandro Maccabelli è consapevole dei limiti di una neo-formazione totalmente civica, completamente affidata alla disponibilità operativa del volontariato, priva di mezzi e di notorietà. Il traguardo dichiarato è quel 3% che gli consentirebbe di superare la soglia di sbarramento e mettere piede in Loggia: ce la dovesse fare, sarebbe davvero una grande impresa.Rimane l'incognita forse più rilevante: quella dell'astensionismo. Pur percorsa dai brividi di un raggelante inverno di disinteresse per la politica, Brescia sembra in questo caso poter almeno sperare in una primavera dell'affluenza. Dieci anni fa il primo turno vide la partecipazione di un discreto 66% circa di votanti: un dato dignitoso, soprattutto se raffrontato alla «diserzione» che ha caratterizzato altre recenti grandi consultazioni popolari. La capacità di mobilitazione impressa dall'attivismo degli aspiranti sindaco e dalla presenza, nel contesto delle 18 liste in competizione, di oltre 500 candidati consiglieri regala la percezione di una cittadinanza piuttosto coinvolta e appassionata alle sorti municipali. Ed è senz'altro un bene: se c'è da scegliere un sindaco, è auspicabile che si esprima la più alta percentuale possibile di aventi diritto. Solo così Brescia potrà davvero dire di aver indirizzato consapevolmente il proprio futuro.

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