LA RECENSIONE

Klapisch, la vita, la danza: in punta di piedi con Élise

Marion Barbeau, protagonista del nuovo film di Cédric Klapisch

«La vita è una danza» di Cédric Klapisch, autore tra gli altri del fortunatissimo «Appartamento spagnolo», è un film che infonde vita e bellezza mentre esalta l’arte, il corpo e anche il cibo. Da sempre amante della danza, Klapisch celebra il «beau mariage», il bel matrimonio, tra la finzione cinematografica e la realtà, tra il cinema e il balletto; e con la genialità della sua messa in scena stabilisce una fortissima corrente dialettica tra la danza classica, sublimazione aerea della bellezza e del corpo, e la danza moderna, espressione di energia e potenza primordiali. Se il film trasmette un grande senso di verità, è merito della passione di Klapisch e della sua scelta di puntare su Marion Barbeau, étoile dell’Opéra, sullo schermo Élise, la deliziosa, intrigante protagonista femminile del film. Come se non bastasse, Hofesh Schechter, coreografo, ballerino, musicista israeliano, oltre a essere l’autore delle musiche, è anche interprete nel ruolo di se stesso.

Dentro un’architettura così bella e forte, Klapisch si concede il lusso di un racconto leggero, quasi svagato, e rappresenta con un tocco di empatia gli affari di cuore e di danza di Élise; colta nel suo sciagurato incipit quando, turbata da una delusione amorosa, si frattura una caviglia sul palcoscenico dell’Opéra mentre danza «La Bayadère». Ferita nel corpo e nell’anima, Élise è obbligata a una pausa di riflessione e decide di seguire la sorella, il cui fidanzato è un estroso chef, in Bretagna, in una residenza per artisti, dove cucineranno per coristi, musicisti, danzatori. E lì avrà modo di conoscere Schechter e la sua troupe e di essere ammaliata, in una specie di rito selvaggio e pagano, accesosi fra Parigi e la Bretagna, dall’altra faccia della danza.•. F.Bon. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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