LA RECENSIONE

"House of the Dragon" tiene. E il finale è in crescendo

House of the Dragon Ryan Condal, 2022

Che la strada del prequel stavolta non fosse un vicolo cieco l’avevamo intuito dopo i primi cinque episodi, la metà esatta dei dieci programmati da HBO per «House of the Dragon», attesissimo ritorno all’epoca d’oro dei draghi, dei Targaryen e dei Velaryon, due secoli prima dell’irresistibile ascesa della bionda Daenerys e delle vicende narrate in «Game of Thrones»: solida l’impostazione, ottimo il lavoro sui personaggi, gustosi i rimandi alla serie-madre, il cui schema vincente - basato su eros-sangue-thanatos - è stato pienamente rispettato.

Tutt’altra cosa rispetto all’inemendabile pasticcio di «The Rings of Power», ennesima conferma che nel cinema i dollari bisogna saperli spendere. Meglio, molto meglio il nuovo trono di spade in versione c’eravamo tanto amati; soprattutto a partire dall’ottavo episodio, con l’ormai cresciuta Rhaenyra costretta ad aprire gli occhi sul futuro che attende lei e la sua casata (destinata a cadere prima dell’avvento di Jon Snow e compagnia cantante). Menzione di merito per la figura di re Viserys, tragico e patetico cascame di sovrano che prova disperatamente a fermare l’oscurità. Voto: 7. LU.CA.

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