SCHERMI & VISIONI

La stupidità della guerra in un kolossal anti-epico

Felix Kammerer, protagonista di «Im Westen nichts Neues»

Costato venti milioni di dollari e lanciato a livello globale da Netflix, l’adattamento tedesco del romanzo di Erich Maria Remarque, dall’alto delle nove nomination portate a casa, rischia di essere una delle variabili impazzite nella notte degli Oscar 2023 (divano, copertina e tisana calda pronti per domenica 12). A catturare il pubblico americano, che di solito è piuttosto refrattario alle lusinghe dei kolossal europei, probabilmente hanno contribuito l’ambientazione bellica (la guerra va sempre un casino al di là dell’Atlantico) e la filigrana pacifista (di conflitto vero, purtroppo, ce n’è uno in corso).

Anche se «Niente di nuovo sul fronte occidentale», gli va riconosciuto, di americano ha davvero poco. Due ore e mezza di spietata e sanguinosa cronaca della stupidità della guerra, senza concessione alcuna al sentimentalismo, all’eroismo e al cameratismo ai quali non sanno rinunciare nemmeno i registi più illuminati (dal Sam Mendes di «1917» al Christopher Nolan di «Dunkirk»). Un cazzotto dritto e potente alla bocca dello stomaco, violento e brutale come solo la guerra sa essere. Lu.Ca.

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