SCHERMI E VISIONI

Time to love: la Turchia in bianco e nero di un maestro da riscoprire

Time to Love Metin Erksan, 1965

Restaurato da Mubi e proposto anche in Italia da qualche giorno, «Time to Love» di Metin Erksan riaccende i riflettori su uno dei padri nobili del cinema turco; salito agli onori delle cronache nel 1964, anno in cui l’Orso d’Oro vinto a Berlino con «Dry Summer» (altro titolo rimesso a nuovo qualche tempo fa da Martin Scorsese e dal suo «World Cinema Project») lo spinse al centro dell’attenzione internazionale proprio nel momento in cui la new wave del secondo dopoguerra, innescata dalle opere di cineasti come Lufti Akad e Atif Yilmaz, stava iniziando la parabola discendente. Influenzato dal neorealismo italiano e dalla nouvelle vague europea, il film è ambientato tra Istanbul e l’arcipelago delle Isole dei Principi.

Dove Halil, un modesto imbianchino, mentre lavora in una villa si innamora della fotografia di una giovane donna, Meral; un sentimento platonico e inafferrabile che diventa reale nel momento in cui i due si incontrano e lei, fatalmente, ricambia. Cura maniacale di ogni inquadratura, di ogni movimento di macchina, bianco e nero da brividi, colonna sonora ipnotica: un piccolo capolavoro. LU.CA.

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