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Al Social Room il talent scout di Gigi D'Agostino e Fabio Volo

Gianfranco Bortolotti, creatore di Media Records

Il bastardo per auto definizione, l'uomo con la luccicanza (stroboscopica) non ha mai contato le notti, gli orgasmi, i dischi di platino: «Non sono un romantico». 

Per Gianfranco Bortolotti il passato non esiste e il presente è già preistoria: ha staccato il citofono - letteralmente - trent'anni fa. «Nel '91 avevo già il telefonino, nel '96 ho iniziato a vendere gli mp3 su un sito. Sono stato il primo a dire a Billboard la gente avrebbe comprato la musica a un euro».

Sessantaquattro anni portati con patto diabolico, il gran visir di Media Records è sempre e per sempre in continuo movimento: mezzanotte-mezzogiorno, from disco to disco. A 140 bpm come velocità di crociera. Stasera, al Social Room di Brescia, trascinerà gli insonni verso l’ennesima alba, tra pulsazioni sincopate, ritmo ipnotico e rossetti sbavati alla luce dello strobo: Ummbelievable è il primo evento firmato Umm, la mitologica label house napoletana che Bortolotti ha rilevato «dopo alcune vicissitudini spiacevoli: erano i miei distributori».

Alla consolle, due officianti: Gianluca Motta e Nicola Veneziani. Sul dancefloor, un sound sperimentale: «Per abitudine, non faccio cose vecchie», dice Bortolotti.  La sua bio è su Wikipedia e nelle sacre scritture della discomusic: con Media Records, ha creato un nuovo modello di studio di registrazione, completamente digitale e ispirato allo slogan «liquid Music 4 liquid culture».

Per un periodo, si è disintossicato dalla musica e ha fatto altro: l’architetto e l’interior designer. «Avevo previsto la crisi prima dell’avvento di Spotify». Ora, è tornato al primo - unico - amore: «Negli altri lavori ho sempre incontrato gente pronta a giudicare e a criticare. In questo settore, invece, la credibilità te la costruisci con le donne e i dischi di platino».

Il presente è lontanissimo dalla golden age: «Non è più il pezzo che trascina l’artista ma l’artista che trascina il pezzo: i cantanti con 4,5 o 8 milioni di followers al mese su Spotify possono pubblicare roba inascoltabile senza essere giudicati dalla casa discografica e continuando a vendere. È un po’ come l’amore: il fan non vede i tuoi difetti. Ci vogliono anni prima che l’infatuazione passi”. Bortolotti ha sempre lavorato “perché avevo più gusto e più orecchio degli altri».

Ha creato Gigi D’Agostino - «Sono contento sia tornato: se ha ancora il talento che aveva una volta sfornerà una grandissima canzone, è veramente un grande» -, Fabio Volo -«Non avrei mai pensato che potesse scrivere libri di grandissimo successo: è un amico vero» - e sponsorizzato Valentino Rossi quando ancora non era Valentino Rossi - «L’ho mollato quando sono arrivati i grandi sponsor, spero si ricordi di me».

A molti, dice, «ho cambiato la vita. La mia, invece, me l’hanno cambiata i miei figli. Ma sono stato toccato da tanti incontri: da Emanuele Severino a Severo Lombardoni, il mio primo distributore. E dallo stampatore che stampava i miei dischi anche quando non potevo pagarlo»

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