Colossi mette le ali per la musa della città

Giorgio Tentolini: #artemide Efesia 2, 100x100 cm, reti intagliate sovrapposte

•• Dal linguaggio figurativo di Ario Pizzarelli ai complessi ritratti realizzati con reti metalliche di Giorgio Tentolini, dalla rivisitazione fotografica della provocatoria e quasi dissacrante «Sconfitta Alata» di Dorothy Bhawl alle visioni vaporose di Elena Monzo: la Vittoria Alata, opera emblema della città, da poco ritornata nella sua madrepatria dopo il lungo restauro all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze «dimostra di avere ancora oggi molto da dire, nonostante il suo legame indissolubile con il mondo antico possa apparire quasi anacronistico in un contesto come quello odierno, prettamente volto all'innovazione e al futuro»., Attorno a questi presupposti, focalizzati da Francesca Bresciani nel manifesto, Galleria Colossi Arte Contemporanea ha lanciato una «call to action» rivolta a una serie di artisti che, fedeli al proprio stile e al proprio linguaggio, hanno interpretato l’antica scultura riproponendone una versione personale, innovativa e metamorfica: il risultato è la «Vittoria alata, musa contemporanea», mostra collettiva allestita da oggi negli spazi espositivi al civico 16 di corsia del Gambero (visitabile solo su prenotazione) con l’obiettivo di tracciare un ideale ponte di congiunzione «fra due mondi considerati tra loro opposti, se non addirittura inconciliabili: il mondo classico ed il mondo contemporaneo»., «È unicamente in quest’ottica che abbiamo infatti la rara occasione di fruire la Vittoria Alata finalmente liberata dalla sua più tradizionale iconografia, fino a vederla diventare prigioniera tra le mani di un più naif King Kong, come nell’opera di Massimo Caccia, o addirittura ricoperta di tatuaggi o abbigliata con vesti emblematiche della cultura underground in cui la Nike di bronzo è accostata alle scarpe dell’omonimo brand come nelle opere degli artisti Guido Sarti e LYS» osserva la stessa Bresciani., «In un anno così travagliato, il ritorno della Vittoria Alata a Brescia simboleggia una rinascita, una nuova vittoria della nostra provincia»., La volontà – meglio, la necessità, l’esigenza – di reinterpretare il passato in chiave critica e non nostalgica è un tipico.

Nel mondo dell’arte ma non solo., Come osserva la curatrice Rebecca Delmenico: «Zygmunt Bauman descrive la paura dell’uomo contemporaneo come un demone che si annida nella società, alimentato dall’insicurezza del presente e dall’incertezza del futuro., L’unica certezza è la mancanza di certezze., Allora guardiamo al passato, ai grandi principi universali che più hanno guidato l’umanità., Come questa Vittoria Alata: fiera eppur lieve figura femminile, emblema di grazia e coraggio, sotto le cui ali si riconoscono tutti i bresciani, ma essa è universale, appartiene a tutti».•., E.Zup.

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