Suspiria, l’horror che non conosce tempo

Una foto di scena del film «Suspiria» di Dario Argento BATCH

Mentre Luca Guadagnino è impegnato nelle riprese del remake di «Suspiria» con Dakota Johnson e Tilda Swinton, il capolavoro horror di Dario Argento (primo e insuperato capitolo della Trilogia delle Madri) è tornato al cinema (da ieri a mercoledì 1° febbraio) in tutto lo splendore del restauro in 4K a cura del laboratorio tedesco TLEFilms Film Restoration & Preservation Services, il cui intervento sul negativo in 35 mm ha permesso non solo il reintegro delle 1300 inquadrature originali, ma l’eliminazione totale di graffi, macchie e lacerazioni dalle immagini. La necessità di restaurare «Suspiria» è strettamente legata a quella di preservare l’opera del geniale direttore di fotografia Luciano Tovoli, che scelse di usare l’ultima partita di pellicole Kodak a bassa sensibilità poi stampate col procedimento a tre matrici Technicolor “Tri-Pack”: una soluzione già all’epoca antiquata, ma che consentiva di saturare i colori a piacimento, ottenendo così sia un’enorme profondità di campo, sia un effetto cromatico quasi violento.

Il lavoro visionario di Tovoli (in bilico fra espressionismo e Art Nouveau) unito alla celebre colonna sonora dei Goblin spiega la famosa sentenza di Morando Morandini, secondo cui Argento ha inventato «il thriller assordante: picchia sull’orecchio quanto sul nervo ottico».

Sono passati quarant’anni da quando il film esordì in Italia il 1° febbraio 1977, ma la vicenda della giovane ballerina interpretata da Jessica Harper (personaggio che, curiosamente, si chiama Susy Benner nell’edizione italiana e Suzy Bannion in quella internazionale) che inizia a frequentare l’Accademia di Danza di Friburgo, salvo scoprire che si tratta di un covo di feroci streghe, non ha mai smesso di terrorizzare e affascinare. Furono «Suspiria De Profundis» di Thomas de Quincey, le teorie sull’esoterismo europeo e le fiabe dei fratelli Grimm a ispirare Argento e la compagna Daria Nicolodi nella stesura del copione.

Se da noi è attesissimo, chissà quale impatto avrà l’arrivo del film restaurato in Giappone, paese in cui «Suspiria» divenne un tale fenomeno mediatico da essere proiettato negli stadi, portare all’immediato recupero di «Profondo rosso» (1975, furbescamente distribuito come «Suspiria 2») e influenzare intere generazioni di artisti, come la scrittrice Banana Yoshimoto, che afferma: «All’età di 14 anni vidi «Suspiria» di Dario Argento e in quel momento capii cos’è la bellezza».

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