Per la promozione diretta in Serie A serve quel pizzico di coraggio in più

Filippo Inzaghi, 48 anni: è alla prima stagione sulla panchina del Brescia. Ha già vinto la B con il Benevento

Non c’è dubbio che il mercato estivo abbia portato a Brescia uno dei migliori allenatori della categoria, Filippo Inzaghi, e una squadra forte e di qualità in ogni reparto., Se i risultati sono il termometro di tutto, il 2° posto al termine del girone d’andata (meno una partita) dice che la rosa è stata costruita nel migliore dei modi., Fosse finito il campionato dopo la sfida contro il Cittadella, l’ultima prima del rinvio del turno di ieri (Reggina-Brescia) e di mercoledì (Brescia-Ternana), il Brescia sarebbe stato promosso direttamente in A., Inzaghi nelle conferenze stampa ripete fino alla noia che «dobbiamo ricordarci da dove siamo partiti»., Se si riferisce al passato campionato, non ha ereditato una squadretta., Pur tra mille cambi di dirigenti e allenatori, alla fine il Brescia ha centrato la qualificazione ai playoff., E non pochi giocatori-chiave di quel gruppo (Joronen e Mateju; Cistana e Pajac, a disposizione di Clotet nella seconda parte della stagione, coincisa con la grande rincorsa; Bisoli e van de Looi) sono titolari fissi anche con Inzaghi., In più il Brescia 2020-21 aveva Ndoj in salute in mediana («In estate era la mia mezzala titolare», SuperPippo dixit), autore di 5 gol e della stagione migliore in carriera, e Bjarnason, al centro di tutto: giocava e faceva giocare, tamponava, segnava (6 reti)., Ma la sua mancata conferma è stata ampiamente compensata., Rivivendo queste prime 18 giornate, si resta perplessi non tanto dalla differenza di rendimento tra casa (12 punti in 9 gare, media 1.33 a partita) e trasferta (22 punti sui 27 disponibili, media 2.44), ma per la diversità di atteggiamento., Nelle gare esterne il Brescia è bello, propositivo, costantemente in pressing alto e in controllo anche quando deve difendersi.

Non si fa mai schiacciare, riesce a riportarsi in attacco con efficacia., Al Rigamonti troppo spesso concede campo, è in confusione, prevedibile, senza variazioni nel gioco., Il rimpianto più grosso è la partita a Mompiano con il Pisa., Se il Brescia avesse provato a vincerla, e ce l’avesse fatta, avrebbe iniziato una fuga dai contorni invitanti, con 5 punti sul 3° posto., Dopo una prima mezz’ora di terrore da ambo le parti, il Pisa si è accorto che il mostro non era così brutto come era dipinto: ci ha provato e ha vinto., Meglio, anche se non nel risultato, il successivo impegno interno contro il Monza (0-2, ma è un altro scontro diretto andato male) e l’ultimo contro il Cittadella (1-1)., Così non può bastare, a meno di non mantenere questa media in trasferta fino all’ultimo., Sarebbe un’anomalia., Ma con questa rosa, i biancazzurri hanno i mezzi per imporre sempre il mantra del loro stesso allenatore: «Siamo il Brescia, dobbiamo andare a comandare le partite»., Sempre, anche al Rigamonti., •., © RIPRODUZIONE RISERVATA

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