IL RICORDO

Indimenticabile Corioni presidente per sempre

La famiglia di Gino Corioni: da sinistra le figlie Antonella e Silvia, la moglie Annamaria e, alla destra del presidente, gli altri figli Ilaria, Fabio e Sara

Oggi sono cinque anni senza Gino Corioni e il «sembra ieri» non è una frase fatta per liquidare un argomento, per accantonare un personaggio, che in questo caso ha segnato un'epoca, quasi un quarto di secolo al timone del Brescia, dal 1990 al 2014, e fatto la storia del calcio italiano.Quante volte - nello scrivere un articolo, nel commentare una partita del Brescia, nel vedere la piega che sta prendendo il mondo del pallone - ci si domanda «chissà come avrebbe detto il presidente»., Un rimando che si fa solo per i grandi, per chi sullo specifico argomento ha qualcosa da dire per conoscenza, competenza, esperienza maturata sul campo, sensibilità umana., Un altro è Indro Montanelli, un altro ancora Andrea Camilleri., Grandi, appunto.Certo, si fatica a pensare al presidente tappato in casa in questa pandemia., Così pensa anche la sua bellissima famiglia: la moglie Annamaria, i figli Antonella, Silvia, Fabio, Sara e Ilaria, i nipoti che oggi alle 18 lo ricorderanno con una Messa in Duomo., Ma alla fine avrebbe accettato., Fu così anche negli ultimi tempi della sua vita, chiusa nelle prime ore dell'8 marzo 2016 all'età di 78 anni., E in quegli ultimi tempi - fuori dal Brescia, lontano dal calcio ma non dal cuore della maggioranza silenziosa che lo apprezzava e che in massa a Ospitaletto gli ha reso omaggio in quei tristissimi giorni di 5 anni fa - Corioni aveva fatto autocritica., Si era chiesto, ad esempio, perché non aveva mai trovato nessuno che lo avesse appoggiato, disposto anche a subentrargli., E la risposta che si dava era: «La verità è che non piacevo».

Ma forse Brescia è sempre stata invidiosa della sua visibilità, della storia di imprenditore venuto su dal nulla, figlio di contadini, con una celebrità garantita dall'appartenenza al mondo del calcio., Dino Viola ha sempre raccontato che, da quando aveva preso la Roma, se si presentava a fianco di Andreotti (e si parla del politico italiano più influente del Dopoguerra), il popolo e soprattutto le elite salutavano con più deferenza lui che il Divo Giulio.Certamente Corioni ha commesso degli errori, ma nel Brescia ha buttato cuore, passione., E pagato di tasca propria., Di sicuro ha fatto comodo a tanti essergli a fianco, dirsi amico del presidente che ha portato campioni che nessuno avrebbe pensato potessero fare la storia del Brescia: il primo è stato Hagi, preso dal Real Madrid e venduto al Barcellona (sissignori, Real Madrid e Barcellona!), poi Baggio, Guardiola, Toni, Hamsik, i talenti allevati in casa (Pirlo su tutti ma anche i gemelli Filippini, Bonazzoli e tanti altri), 5 anni consecutivi in Serie A come mai nella pluricentenaria storia biancazzurra.Eppure, nel giorno in cui la squadra poteva qualificarsi per la prima volta in Europa - Brescia-Paris Saint Germain, 20 agosto 2001 - il Rigamonti contestò anziché spingere verso l'Uefa, mancata solo per un maledetto gol preso in casa dopo lo 0-0 al Parco dei Principi (1-1)., Certo, Corioni avrebbe potuto finire la sua avventura da presidente in un altro modo., Avrebbe dovuto farsi da parte prima, magari dopo aver riconquistato la Serie A nel 2010, ma è facile dirlo adesso., E allora Brescia faccia di tutto per perpetuarne il ricordo, per rendergli onore., Un famedio quotidiano per chi alla comunità ha dato se stesso, anche più di quel che poteva., Perché il «sembra ieri» non resti la solita frase di comodo.., © RIPRODUZIONE RISERVATA© RIPRODUZIONE RISERVATA

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