IL PERCORSO

AB Group, l’evoluzione in linea con il futuro dell’agricoltura

Dall'inizio degli anni '90 AB Group è protagonista sul mercato con soluzioni a supporto delle aziende agricole per consentire loro di sviluppare nuove fonti di reddito puntando sulle rinnovabili

AB Group, multinazionale con cuore orceano, con oltre mille dipendenti, più di 1.550 clienti e circa lo stesso numero di impianti installati per la produzione di energia sostenibile, sorta 40 anni fa per impulso e visione dell’allora giovanissimo Angelo Baronchelli, ha avviato un intenso percorso nel mondo agricolo all’inizio degli anni ’90. In quella fase la Regione Lombardia ha pubblicato un bando offrendo contributi per la realizzazione di impianti a biogas. A dimostrazione del fatto che, alcuni aspetti connessi alla sostenibilità oggi disponibili e praticati, hanno radici lontane.

La sfida era all’inizio tanto che, come ricorda Angelo Baronchelli, veniva proposta una tecnologia che nessuno conosceva, pionieristica. La presenza di grandi allevamenti, in particolare di suini, che tra il Bresciano e il Cremonese gestiscono grandi masse di reflui zootecnici, ha reso possibile un’efficace sperimentazione, tesa a una forte riduzione di tutta la sostanza organica contenuta nel biogas, perché la stessa è combustibile, elemento che costituisce il biogas. «Quando un refluo zootecnico viene trattato all’interno di un digestore - spiega Baronchelli - rilascia le parti organiche che generano odori e si mineralizzano tutte le parti non organiche, azoto, potassio e fosforo, gli elementi che servono per alimentare le piante per le coltivazioni. Noi conosciamo la parte più nobile, il biogas, con la quale si produce energia elettrica, ma c’è un’altra componente fondamentale che è il digestato. Il risultato di un impianto biogas, dopo che il refluo zootecnico rimane per quaranta giorni nel digestore, è un componente simile a un concime naturale utilizzabile per le piante».
Cogliendo al volo l’introduzione dei contributi disposta dal Pirellone, AB ha realizzato i primi impianti. Nel 2005 è stata introdotta una forma più estesa a livello nazionale con la legge d’incentivo dei certificati verdi, legati alla produzione di Kw da rinnovabili, quindi attraverso reflui e biomasse agricole. Nel 2008 il legislatore ha trasformato l’incentivo in tariffa fissa per la produzione dell’energia da fonti rinnovabili agricole e non agricole. Sulla base di tale spinta si sono realizzati i primi impianti a biogas, che hanno permesso anche alle aziende agricole di porre al centro non solo il tema della produzione alimentare ma pure quello della tutela ambientale: il passaggio in digestione anaerobica dei reflui li rende compatibili con l’ambiente e genera un’altra componente di reddito: la produzione di energia elettrica che può essere venduta in rete come «forza» verde e non ottenuta da fonti minerali.
AB ha messo a servizio anche del mondo agricolo la tecnologia, sviluppata in circa vent’anni di attività, consentendo di garantire l’ottimale funzionamento degli impianti, che all’inizio gli agricoltori nemmeno sapevano cosa fossero. «Gli agricoltori intraprendevano un percorso che in qualche modo li portava al di fuori dal loro abituale campo d’azione e dalla loro conoscenza - ricorda Baronchelli -. La forza di AB è stata quella di portare alle aziende del comparto un prodotto di qualità, oltre che un servizio capace di garantire le performance iniziali degli impianti, potendo in questo modo ripagare gli investimenti, decisamente consistenti». Evidente l’effetto sull’agricoltura: il settore ha iniziato a ragionare sui temi ambientali, sullo spreco da evitare. Anche il letame assume i connotati di un’opportunità di reddito da valorizzare. Da qui un’ulteriore serie di rilevanti cambiamenti a livello agricolo, legati pure ai temi oggi sempre più presenti nell’agenda del comparto, si pensi al 4.0 in agricoltura, all’agricoltura di precisione, con la quale si distribuisce il digestato esattamente nelle quantità e nella posizione in cui serve perché sopra, grazie alle esatte indicazioni del modello agricolo, viene piantata una fila di mais. Così, un componente che era considerato uno scarto solo da smaltire, si è trasformato in una grande opportunità per trasformare il mondo dell’agricoltura. Un settore che, per la coltivazione, utilizzava concimi chimici e che oggi ha ridotto anche del 70% il loro impiego, semplicemente utilizzando una componente già presente in azienda ma che prima veniva sprecata.

«Tutto questo - commenta Angelo Baronchelli - ha generato sviluppi tecnologici. Oggi ci sono satelliti che ti guidano, macchine che mettono il digestato alla profondità giusta o seminano a distanze diverse perché in base alla fertilità del terreno è chiaro quante piante sono da piantare in una superficie e posizione, con l’adeguata densità al metro quadrato. I satelliti evidenziano che c’è bisogno di irrigazione, indicano il punto di maturazione e il momento in cui iniziare la raccolta». Si dice che l’agricoltura ha un impatto ambientale, ed è inevitabile, ogni attività ce l’ha, «però se guardiamo all’agricoltura di una dozzina d’anni fa, oggi è tutta un’altra cosa - conclude Baronchelli. E AB Group il suo contributo l’ha dato, ad esempio con l’evoluzione del biogas, oggi stiamo producendo energia elettrica, ma partendo da questo elemento possiamo anche produrre combustibili avanzati, come il biometano». •. © RIPRODUZIONE RISERVATA