L’AZIENDA

Mombelli, la passione per il miele senza tempo

Da sinistra Giacomo Mombelli, Edoardo Mombelli e la moglie Ilenia Marconi alla guida dell’aziendaUna fase produttiva del miele

Una passione per il miele, che in famiglia si respira da lontano., Quasi un secolo fa, nel 1930, il nonno Battista Mombelli inizia ad allevare le api., Attività che lo appassiona e coinvolge, ma dalla quale viene strappato dalla guerra: prima in Africa, poi in Grecia., Torna a casa e dalle sue api, sano e salvo ma la parentesi di normalità dura poco., Sarà richiamato e mandato a combattere anche nella campagna di Russia, dalla quale non ritornerà, lasciando la giovane moglie e due figli in tenera età., Nella sua lunga assenza forzata sono i fratelli e il padre, Alessandro, a prendersi cura delle api., Oggi a condurre l’azienda familiare - Apicoltura Mombelli Facchinetti di Mombelli Edoardo - sono Edoardo, con la moglie Ilenia Marconi e Giacomo, papà di Edoardo., «Questo ci consente di essere in costante crescita nella qualità della produzione e nell’allevamento delle api, essendo la famiglia custode di una forte e condivisa passione - sottolinea Edoardo Mombelli -., In questi anni abbiamo continuato ad allevare api mantenendo la filosofia del totale rispetto del benessere degli insetti e della loro e nostra fusione con l’ambiente, che garantisce la magia della biodiversità, in gran parte preservata dalle stesse api»., Nel periodo di piena produzione la realtà di Quinzano d’Oglio raggiunge il numero complessivo di circa trecento arnie, dislocate tra le province di Brescia, Cremona e Parma.

«Svolgiamo un’apicoltura nomade - precisa Edoardo Mombelli -: ovvero oltre a essere stanzialmente presenti sui territori citati, ci muoviamo al loro interno seguendo le diverse fioriture che ci consentono di ampliare la gamma di mieli che possiamo offrire ai consumatori»., Tra questi, alcune essenze particolari come il miele di indaco e il più conosciuto castagno, prodotto in Valtrompia., Ed ancora, il tarassaco che proprio nei primi giorni di aprile ha iniziato la sua fioritura dopo le tanto attese piogge., «Oppure il miele di erba medica che produciamo in Emilia-Romagna - aggiunge Mombelli - e altri più classici come acacia, tiglio nei viali alberati dei comuni o delle aziende agricole dislocate nelle pianure., Non dimentichiamo il girasole che coltiviamo in provincia di Cremona e gli intramontabili millefiori che, con le loro sfumature, raccolgono tutte le piccole diversità dei microclimi dei fiumi Oglio e Po e delle diverse essenze che compongono le riserve a loro vicine»., La produzione di tutti questi mieli è possibile grazie ad anni di ricerca di luoghi con le giuste condizioni di sviluppo della vegetazione, con il cambiamento climatico e il relativo adeguamento delle api., Attività che richiede una costante attenzione agli sviluppi ambientali, che in alcuni frangenti penalizzano certe fioriture mentre ne premiano altre., Per Mombelli l’apicoltura bresciana si può considerare tra le migliori della Lombardia, grazie alla grande ricchezza di diversità di mieli che esprime, vista la variegata costituzione geografica che la compone: uno stimolo per continuare a crescere e investire nel settore per migliorare le produzioni e il patrimonio genetico delle api allevate, garantire la continuità di un comparto economico diffuso su tutto il territorio che, oltre alla produzioni di miele e derivati, contribuisce in modo rilevante alla fecondazione della frutta e delle orticole e permette di migliorare altre filiere., La passione gli fa dire di essere molto fortunato «perché nella vita faccio il lavoro che mi piace e conservo la passione che mio nonno portò in famiglia»., La ragione induce a riflessioni sulle sfide per l’apicoltura, ad iniziare «dal costante e inesorabile cambiamento climatico, con le conseguenti problematiche di sopravvivenza delle api per via di nuovi parassiti e altri insetti che, in natura, non possiedono antagonisti e dunque colpiscono le api con facilità, come nel caso della vespa vellutina».•., © RIPRODUZIONE RISERVATA