A OltreculturaFest ritorna una storia di genio e caparbietà, di altruismo e capacità di segnare il proprio tempo; ma anche di dolore, di difficoltà vissute sulla pelle di un bresciano, alla cui base del successo vi è un principio: credere fino in fondo nelle proprie idee. Purché siano di valore. Quelle di Cristian Fracassi hanno cambiato il mondo: l'inventore della valvola Charlotte, omaggio alla moglie Carlotta, è il settimo ospite della rassegna cross-mediale di Bresciaoggi.
La storia dell'inventore della valvola che, applicata a una semplice maschera della Decathlon, ha permesso di respirare a centinaia di migliaia di persone durante la pandemia, parte da lontano; da una decisione apparentemente illogica, quella della facoltà universitaria: «Sono molto competitivo. Una mia compagna di classe disse che si sarebbe iscritta a Ingegneria Edile-Architettura perché era difficile, allora decisi di farla anch'io», ha raccontato Cristian nel dialogo con la giornalista di Bresciaoggi, Paola Buizza. Cristian porta la sua storia a tutti i livelli, «dall'asilo di San Gervasio, alle università Columbia e Harvard, fino alla NASA. E pensare che le prime volte di fronte a un pubblico tremavo - confida Cristian -. La svolta è arrivata davanti agli studenti che, dopo il mio racconto, mi sommersero di domande; in quel momento cambiò dentro di me la narrazione sui giovani attenti solo ai social».
Un altro momento di svolta fu il terremoto a L'Aquila: «I telegiornali recitavano che il terremoto aveva fatto centinaia di morti. L'assillo di trovare una soluzione semplice per costruire case, magari in plastica mi tormenta ancora adesso. Prima o poi ci arriverò». La forza delle decisioni. La storia di Cristian è fatta di decisioni forti e di sacrifici, anche economici; il ritorno, per l'ingegnere bresciano, non sta solo nell'orgoglio di vedere la propria Charlotte esposta all'Albert Museum di Londra, al Mo.Ma di New York, a Vienna; ma è soprattutto nella consapevolezza che «almeno 186mila persone hanno respirato grazie a Charlotte». La maschera nacque anche grazie allo spunto dell'ex primario dell'ospedale di Gardone Valtrompia, Renato Favero: «Lui era un VIP, un "vecio in pension" - racconta Cristian, capace di lasciarsi andare anche a momenti simpatici -. Nei primissimi giorni di Covid volle parlarmi con urgenza: fece a me e a 4 miei colleghi 2 ore di lezione di anatomia per spiegarci come funzionano i polmoni. Poi, ci lasciò con l'idea della maschera per l'ossigeno».
Arrivarono i momenti duri: «Quando l'ospedale di Chiari provò il mio prototipo, fu la mezzora più brutta della mia vita - racconta Cristian -: la vita di una persona dipendeva dai miei calcoli. Poi la provammo su di me, i valori erano corretti, e nel giro di pochi giorno la richiesta esplose. Fu allora che caricammo il file on-line permettendo agli ospedali di prodursi le valvole personalmente con una stampante 3D».
Le proposte internazionaliPer comprendere la filosofia di vita di Cristian, bisogna superare determinati paradigmi quali il guadagno e la soddisfazione personale; per seguire il proprio obiettivo di fare la differenza in Italia, se non addirittura a Brescia, Cristian ha rifiutato, in ordine sparso, proposte di lavoro in Ferrari e in Microsoft con Billa Gates, progetti per realizzare proiettili, mentre adesso qualcosa bolle in pentola insieme a Elon Musk. A Oltrecultura si è presentato con il suo prototipo di protesi per gambe: «Costa 500 euro, 10 volte meno del secondo modello meno costoso - racconta Cristian -. Per ora è adatta a camminare, ma stiamo contattando Bebe Vio e un centometrista, la adatteremo anche per le gare». Perché sognare, con testa e determinazione, non ha un costo.