Pasquali, una vita in 3D per il calcio

Alberto Pasquali, 62 anni: da protagonista in campo nel ruolo di portiere ha poi vissuto una seconda carriera da tecnico prima di diventare dirigente federale

I più lo conoscono come dirigente federale ma Alberto Pasquali è stato molto altro., Nel calcio ha avuto almeno tre vite., Una, appunto, da delegato di Brescia della Lega Nazionale Dilettanti, una seconda da allenatore e la terza da calciatore., Tre strade parallele che lo hanno portato prima a praticare, poi a studiare, infine a conoscere la materia più bella che ci sia., La leggenda lo vuole prima terzino e poi convertito portiere dalle cannonate che in giardino gli tirava il fratello Sergio., Inizia quasi per caso pur di non starlo a guardare, si dice, ma s’innamora subito del ruolo., Il destino però vuole che ne apprenda i rudimenti lontano da casa., Nel 1968, a soli dieci anni, perde papà Alessandro., Mamma Rosa, rimasta sola con quattro figli da crescere, sceglie di affidare la sua educazione a un collegio in provincia di Treviso., Qui, tra una materia e l’altra, Pasquali inizia a giocare come portiere nella Pievegina., Poi arriva l’età delle superiori e con quella un nuovo trasferimento, stavolta in Umbria., Va ad Assisi, dove debutta in prima squadra, in Promozione, a soli sedici anni., Il rientro a Brescia coincide con una seconda parentesi giovanile alla Voluntas prima del cursus honorum nelle principali categorie dei dilettanti., Gioca alla Feralpi Lonato e vince la Promozione, passa al Lumezzane, dove si esibisce sul campo polveroso del Rossaghe, con Carletto Bonomi come compagno di squadra., Poi Rigamonti, Quinzano, Iseo, Bagnolese, Rezzato, Cellatica e Ciliverghe ma nelle ultime tappe è già iniziata la sua nuova vita., Si alterna tra campo e panchina, poi diventa solo allenatore., Infine accetta la sfida più difficile e guida la Delegazione di Brescia per tredici anni consecutivi fino allo scorso dicembre., «Essere ancora ricordato a distanza di anni come giocatore è molto gratificante - assicura Pasquali -., Quantomeno vuol dire che qualche emozione l’hai suscitata quando giocavi., Per me poi è un onore essere accostato ai nomi che fanno parte del Pallone d’Oro alla carriera, ti fa ricordare trascorsi che sembrano vicinissimi ma che ormai sono lontani.

Ripensare a certi giocatori e partite ti fa rivivere l’antagonismo di un tempo che poi sfociava nel ritrovarsi tutti insieme ai tornei notturni, senza più avversari ma solo tra amici., Questo spirito l’ho ritrovato intatto anche tra i giocatori di oggi., Sono solo anni diversi ma il calcio è sempre lo stesso»., Portiere di struttura e senso della posizione, un Angelo Peruzzi ante litteram, Pasquali ha vissuto da protagonista soprattutto gli anni ’80., «Un calcio che andava a una velocità diversa rispetto a oggi., Ora i giocatori viaggiano il doppio, non so se noi saremmo stati in grado di fare lo stesso., Son cambiati metodi, strutture e società., Oggi c’è chi non vuole giocare sull’erba ma spinge per il sintetico., Ai miei tempi la regola era la terra battuta, raramente l’erba., Penso che ogni epoca non debba far rimpiangere le precedenti, ma serve per guardare avanti»., Un assist per parlare di Superlega., Domanda secca: si o no?, «Assolutamente no - e qui è il Pasquali ex dirigente federale che parla -., Quando si fanno queste cose bisogna avere la lungimiranza di mettere mano a tutto il sistema., Vuoi ristrutturare?, Pensa a professionismo, dilettanti e settore giovanile, non solo all’élite., Non prenderti solo la panna sulla torta., E se il modello è quello americano, rispettalo in tutto, con una distribuzione dei valori tecnici, sportivi ed economici., Altrimenti diventa solo un provvedimento per risanare i debiti: un’occasione persa per migliorare il calcio».•., © RIPRODUZIONE RISERVATA

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