IN AULA

Processo Ubi, chieste condanne per 82 anni a ex vertici della banca

Sei anni e 8 mesi per il banchiere Giovanni Bazoli, ex presidente di Intesa Sanpaolo, 5 anni per l'ex consigliere delegato di Ubi Banca Victor Massiah, 5 anni e 10 mesi per l'ex presidente del Consiglio di Sorveglianza Emilio Zanetti e altri 5 per l'ultimo presidente del Consiglio di sorveglianza Andrea Moltrasio. Assoluzione per la figlia del banchiere Giovanni Bazoli, Francesca e della stessa Ubi. Con queste richieste il  pm di Bergamo Paolo Mandurino ha concluso la sua requisitoria al processo Ubi in corso a Bergamo.  Era presente anche il procuratore di Bergamo Antonio Chiappani.

Il processo al tribunale di Bergamo - che per rispetto delle norme anti-Covid si sta celebrando presso l'aula magna della facoltà di Ingegneria di Bergamo a Dalmine - vede imputate 30 persone più Intesa Sanpaolo (per aver incorporato Ubi Banca). La procura di Bergamo ha chiesto la condanna per 26 imputati, l'assoluzione per 4 e l'assoluzione anche per la banca

. Le condanne per gli imputati vanno da un massimo di 6 anni e 8 mesi chiesti per Giovanni Bazoli a un minimo di 1 anno e 2 mesi per altri imputati. I reati contestati sono ostacolo all'autorità di vigilanza e illecita influenza in assemblea. Solo a 4 degli imputati sono contestati entrambi: Giovanni Bazoli, Emilio Zanetti, Victor Massiah e Andrea Moltrasio. Ai 15 imputati per cui è stata chiesta la condanna per il reato di illecita influenza in assemblea è stata chiesta anche la confisca per equivalente per un ammontare complessivo di 5,3 milioni di euro, pari a quanto per la procura è stato l'illecito guadagno avuto dai consiglieri di sorveglianza (in più) eletti nell'assemblea di Ubi Banca del 20 aprile 2013 con la lista 1 (lista Moltrasio), che per la procura, se non ci fossero state le manovre illecite non avrebbe vinto ma sarebbe stata seconda e quindi avrebbe avuto diritto solo a 5 consiglieri.

Per quanto riguarda il reato di ostacolo all'autorità di vigilanza, questo sarebbe stato commesso attraverso una serie di mancate comunicazioni od omissioni alla Consob e alla Banca d'Italia di fronte alla circostanza che - per l'accusa - di fatto Ubi Banca veniva gestita da un patto parasociale tra le Associazioni Ablp e Amici di Ubi Banca, che vedevano come referenti rispettivamente Giovanni Bazoli ed Emilio Zanetti, che decidevano le nomine in violazione dello statuto della banca. Il reato di illecita influenza in assemblea, invece, è relativo a quanto accaduto in preparazione dell'assemblea di Ubi Banca del 20 aprile 2013.

Secondo l'accusa fu messo in piedi un sistema per raccogliere, in maniera «illecita», deleghe in bianco per il voto sul rinnovo del consiglio di sorveglianza. L'obiettivo era quello di far prevalere in assemblea la lista 1 (lista Moltrasio) sulle altre due liste presentate: lista 2 guidata dal professor Andrea Resti e lista 3 dell'imprenditore Giorgio Jannone. Secondo l'ipotesi accusatoria, senza questo sistema non avrebbe vinto la lista 1 ma la lista 2 e quindi l'asse Bergamo-Brescia rappresentato da Zanetti e Bazoli avrebbe perso il controllo della banca.

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