Il quarto Re Magio e la felicità di prendersi cura degli altri

Una leggenda tramandata, scritta, riscritta e ogni volta modificata narra che i Re Magi fossero quattro, ma che solamente tre arrivarono alla Grotta di Betlemme., Artibano, il quarto, che forse era un medico, si era fermato a soccorrere un uomo ferito lungo il cammino, a curare le sue piaghe ed era giunto in ritardo all’appuntamento con i tre colleghi, che gli avevano lasciato un messaggio: «Ti abbiamo atteso finché abbiamo potuto., Prendi la via del deserto, ci incontreremo lungo il cammino»., Tentando di raggiungere i tre compagni Artibano però era incappato in un villaggio dove vengono perpetrate violenze da parte dei soldati di Erode e lui non esita a porsi da mediatore tra la gente del villaggio e l’efferatezza dell’esercito assetato di ricchezze., Quietata la situazione si ricorda il motivo per cui si era messo in viaggio e l’obiettivo - o la curiosità - di contemplare quella misteriosa Epifania, la speranza che qualcosa di divino prendesse forma in un mondo che appariva deforme, corroso dalla miseria e dalla brutalità., Aveva visto così tanto dolore nella sua vita, così gravi ferite fisiche e spirituali che gli sembrava impossibile che un Dio volesse nascere tra gli uomini, però tutto ciò gli pareva poetico e percepiva un’attrazione spregiudicata verso quella stella cometa che gli indicava il cammino., Ecco, lo sentiva, mancavano pochi chilometri a raggiungere gli altri tre Re, aveva lanciato il cavallo a forte velocità, non aveva sbagliato strada, era pronto per essere come loro, puntale, razionale e preciso., Per rifocillarsi si fermò in una locanda ma la conversazione con una donna lo conquistò., Alloggiò più a lungo di quanto avrebbe immaginato, finché i due decisero di sposarsi e Artibano di stabilirsi a casa della moglie che possedeva quell’accogliente taverna, crocevia d’incontro di mille pellegrini.

Così trascorse la vita, prestando soccorso agli ammalati, preoccupandosi del bene degli altri, dell’ascolto e della comprensione, della cura spirituale e corporale., Poi i suoi giorni si fecero sempre più lenti, venne il tempo del riposo e riflettendo con l’amatissima moglie sulla loro vita, bellissima ma anche tormentata, tornò a ripensare agli ideali della giovinezza., Per la prima volta la malinconia si squarciò come un velo., E se l’obiettivo fosse stato raggiunto?, Se invece di essere un fallito fosse semplicemente arrivato in un altrove altrettanto di valore senza nemmeno rendersi conto?, Aveva sperimentato tanto bene nella sua vita, nonostante l’ingratitudine di certi assistiti, nonostante i dispetti di qualche collega., Nel suo amore semplice e non banale, nel prendersi cura degli altri anche quando era difficile, nel rinunciare a qualche salto di carriera per rimanere fedele agli imperativi della sua coscienza aveva più che mai ritrovato sé stesso e si era piaciuto., Forse sì, poteva dirsi felice ma non si era mai accorto di provarla quella felicità., Ora, era venuto il tempo di viverla., *Aurora Ghiroldi è laureata in filosofia, collabora per progetti culturali in ambito ospedaliero

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