La braccata ha un effetto boomerang

Egregio direttore, vorrei fare alcune osservazioni sull’attuale problema cinghiali e danni a colture e prati pascoli., Primo problema: non dimentichiamo che i cinghiali, in particolare ibridi di stazza maggiore e più prolifici, sono stati introdotti nell’ambiente da alcuni cacciatori, amanti delle braccate e della caccia di gruppo, per soddisfare le proprie passioni venatorie, senza valutare le ricadute negative sul territorio., Secondo problema: la gestione della caccia, dei prelievi e dei censimenti in Lombardia è in mano ai soli cacciatori, per via della legge regionale che istituisce ambiti e comprensori venatori, nei quali teoricamente sono previste anche figure dal mondo ambientalista e agricolo, ma che in pratica tali soggetti sono sempre scelti con rappresentanti del mondo venatorio, cioè cacciatori., Quindi le buone intenzioni della legge sono facilmente raggirabili, perchè nessuno controlla., Siamo arrivati a danni incalcolabili dovuti ai cinghiali, ed i rimedi attuali non sono più sufficienti., Le recinzioni elettriche sono facilmente divelte ed il contenimento delle guardie provinciali è irrisorio, ma comprensibile, perché il compito delle stesse guardie provinciali non dovrebbe essere il prelievo ma il controllo e il coordinamento dei cacciatori stessi., Rimane quindi la caccia, ma certamente non in questo modo., Il mondo venatorio purtroppo, e anche logicamente, difende i propri interessi, sembra non curarsi dei danni prodotti all’ambiente.

Si pensi solo che nel Parco Alto Garda Bresciano il Comprensorio Alpino C8 , cioè chi gestisce la caccia sul territorio, ha ottenuto che il cinghiale sia stato dichiarato idoneo al territorio in Alto Garda, senza invece prevedere un piano che tenda all’eradicazione dello stesso, con il solo fine di salvaguardare il prelievo annuale di tot capi per i cacciatori stessi., Sempre nel Parco Alto Garda, la Comunità Montana e l’Ersaf gestiscono le zone protette, riserva naturale e zone demaniali, ma non intervengono con prelievi selettivi sul cinghiale, pur avendo istruito e abilitato una quarantina di cacciatori per interventi mirati nelle zone protette., Si lamentano ma nessuno fa niente., Tornando al prelievo venatorio, è chiaro che la caccia in braccata non sia l’ideale, pur necessaria nel contesto attuale per ridurre drasticamente la popolazione del cinghiale., La caccia in braccata spara nel mucchio, destruttura le popolazioni di cinghiali, ne stimola la riproduzione selvaggia, sparge nel territorio, invece che contenere, gli animali allo sbando., L’unica soluzione tecnicamente valida è la caccia con prelievi mirati e selettivi, che non destruttura i nuclei di cinghiali perché rispetta i capi branco che li tengono uniti, senza arrecare sensibile disturbo alle altre specie animali., Ma la caccia selettiva al cinghiale deve essere ampliata come periodo venatorio, possibilmente tutto l’anno e, nei periodi di chiusura venatoria, si dia facoltà alla Polizia provinciale di effettuare contenimenti mirati tramite l’utilizzo di cacciatori di selezione iscritti al Comune o al Comprensorio in questione., È ora che la politica e gli organi competenti , in particolare l’assessore alla caccia Rolfi, si diano una mossa., Dottor Paolo Zattoni agronomo Magasa

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