Depuratore dismesso i reflui trovano «spazio» nell’impianto di Rudiano

Il depuratore di Urago d’Oglio chiude i battenti

Gli agricoltori di passaggio o i pedoni lungo la nuova pista erano le prime vittime del cattivo funzionamento del depuratore di Urago in via Del Magli a causa della impossibile puzza dovuta ai continui tilt dell’impianto., Dopo anni di attesa, Urago d’Oglio ha rimediato grazie a un accordo con il Comune di Rudiano che sfrutta le enormi potenzialità del depuratore in via Madonna in Pratis., Di fatto, il depuratore di Urago è diventato un intermedio tra le fogne domestiche e artigianali e l’impianto di Rudiano, che accoglierà i reflui da depurare., L’opera, condotta da Acque Bresciane, è costata 2 milioni e 274 mila euro e copre un tratto di 3,5 chilometri., Dei lavori è visibile solo una piccola casupola a Urago: si tratta del centro di comando, mentre tutta la rete scorre ovviamente interrata sino a raggiungere il maxi impianto di Rudiano., Con la fine dei lavori è stato dismesso il vecchio depuratore, in pratica gli scarichi fognari proseguiranno dritti verso la depurazione a sud.

Mercoledì 15 luglio alle 10.30 i sindaci Gianlugi Brugali (Urago) e Alfredo Bonetti (Rudiano) si incontreranno per inaugurare il collettamento che sarà illustrato da Paolo Saurgnani, direttore generale di Acque Bresciane, e da Mauro Olivieri, direttore tecnico dell’azienda., CON LORO anche Giovanni Battista Sarnico, consigliere provinciale con delega al ciclo idrico integrato, Marco Zemello, direttore Ato Brescia e Marco Franzelli Consigliere di Acque Bresciane., «Per la nostra comunità - ha detto il sindaco Brugali - si tratta di una grande conquista., Vogliamo credere finalmente risolte tutte le problematiche di depurazione che avevamo in passato., Anche perché questo impianto è frutto di un doppio obbligo morale: pulire adeguatamente le acque e garantire una qualità del territorio consona alla vicinanza con il fiume Oglio, che vede correre questo impianto in parallelo a poche decine di metri»., Tra gli impianti che richiederebbero un «gemellaggio» del genere c’è il caso di Castelcovati e Comezzano-Cizzago, per i quali tuttavia un eventuale accordo di gestione resta ancora in alto mare.

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