Dito puntato
su esplosivi
e inquinanti

La centrale di stoccaggio del metano di Bordolano (Cremona) BATCH

L’utilizzo di esplosivi e di sostanze chimiche inquinanti per le falde acquifere unita alla possibilità di effettuare lavori di manutenzione «work over» ai pozzi perforati negli anni scorsi e non ancora utilizzati. Sono queste le principali preoccupazioni che i gruppi «No triv» evidenziano in merito all’attuale situazione che si respira attorno alla centrale di stoccaggio di Bordolano, situata nel cremonese nel cuore del Parco Oglio Nord ma che col suo raggio d’azione coinvolge anche sette comuni della provincia di Brescia (Borgo San Giacomo, Pontevico, Quinzano d'Oglio, San Paolo, Verolanuova, Verolavecchia e Villachiara).

«La situazione che si è venuta a creare è molto grave - sottolinea Ezio Corradi, esponente di spicco dei comitati ambientalisti lombardi -, soprattutto se consideriamo la scarsa informazione che orbita attorno a queste problematiche». Per questo motivo nella mattinata di sabato 30 luglio, tra le 10.30 e le 13, i comitati ambientalisti hanno organizzato un presidio al di fuori della centrale cremonese. «Il nostro intento è quello di fare informazione tra i cittadini che sono tenuti all’oscuro di tutto ciò che li circonda - prosegue Corradi -. Pensiamo soprattutto ai residenti di Bordolano, mai avvertiti dall’amministrazione nonostante in Comune siano state presentate documentazioni già lo scorso aprile in merito ai lavori previsti all’interno della centrale per i prossimi mesi. A tutto ciò aggiungiamo che il Ministero dello Sviluppo omette nell’invio delle proprie documentazioni ufficiali enti importanti per il territorio quali le province di Brescia e Cremona oltre alla Regione Lombardia: questo è un atteggiamento inammissibile».

Le apprensioni e i dubbi degli ambientalisti fanno riferimento al problema legato all’alto grado di sismicità della zona nella quale avvengono gli stoccaggi in aggiunta ai lavori di manutenzione. «Si chiamano “work over“ e in Italia rappresentano una pratica legale e già prevista dalle norme: secondo la nostra opinione dovrebbero terner conto del nuovo impatto ambientale sul territorio. Per non parlare della questione legata all’utilizzo di esplosivi - conclude l’ambientalista Corradi - che, oltre ad essere dannosi ed inquinanti (le falde acquifere ne risentirebbero fino ad una profondità di mille metri) assumono contorni di pericolosità legati ad un territorio già di per sé fortemente a rischio dal punto di vista sismico».

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