Il miracolo di
Christo è «made
in Brescia»

Christo con il nipote Vladimir Yavachev e Rossen Jeliaskov BATCH

A volte anche i miracoli hanno bisogno di un aiuto tecnologico. Per camminare sull’acqua, «prodigio» promesso da Christo dal 18 giugno al 3 luglio sul lago d’Iseo, la geniale e romantica creatività del guru della Land Art ha dovuto affidarsi alla decisamente più prosaica concretezza del «made in Brescia», rappresentata in questo caso da un pool di professionisti che stanno mettendo al loro posto tutte le tessere del «puzzle» galleggiante.

L’esperienza, l’innovazione e il know how di un pool di aziende bresciane di avanguardia sono stati a messi al servizio della grande impresa promossa da The Floating Piers. E tutto a tempo di record. La passerella galleggiante dell’artista bulgaro-newyorkese è anche un’opera d’arte industriale «collettiva» realizzata dalle imprese che hanno fornito i cubi, le viti, gli ancoraggi e le corde, vale a dire la spina dorsale del ponte, che una volta indossato lo splendido «abito» dorato, si allungherà sul tratto di lago che collega Sulzano a Montisola. Solo il tessuto e l’impianto di illuminazione notturno arrivano dall’estero. Tutto il resto parla italiano, anzi bresciano, visto che sono otto le aziende della nostra provincia inserite nel progetto.

L’«alveare» in prolipropilene, composto da cubi e viti giganti, viene prodotto a San Gervasio dalle tre «sorelle» Asco Plast, Ziber Plast e Zetabi. A monte lavorano l’Artigiana Stampi di Manerbio e la Seven Plast di Seniga, che cesellano le matrici dei cubi. La passerella verrà assicurata sui fondali grazie alle funi prodotte dalla Cavalieri di Sale Marasino, agganciate agli ancoraggi forniti dalla Moretti di Erbusco e dalla Prefabbricati Camuna di Pisogne. Il pool è completato dalla Fratelli Cane di Verbania, che si occupa di stampaggio e soffiaggio di materie plastiche. La tecnologia al servizio della poesia, dunque. Perchè l’esperienza di camminare sull’acqua, oltre a far vibrare le corde dell’emozione, dovrà essere fatta in assoluta sicurezza. E a questo hanno dovuto pensare le otto aziende bresciane che in una corsa contro il tempo hanno prima «creato» e poi messo in produzione i pezzi. Christo sa che senza l’aiuto delle nuove tecnologie The Floating Piers non avrebbe mai visto la luce. «Rispetto ai progetti presentati sul Rio de la Plata in Argentina o a Tokyo Bay, è cambiata la filosofia dell’opera - spiega l’artista -: nei disegni preparatori l’avevamo raffigurata come un tunnel lineare. Ma alla fine del XX secolo la tecnologia ha fatto progressi, offrendoci la possibilità di utilizzare una struttura incredibilmente ingegnosa, ma dalla meccanica semplice. Non più dunque un “pontone“ come era stato concepito in origine. Questo è stato il punto di svolta nel progetto». Il ritmo con cui prendono forma i tronconi di pontile galleggiante negli ultimi giorni si è intensificato, e nell’area industriale dismessa della Montecolino, davanti a Pilzone, l’attività è in pieno fermento. Tra 107 giorni scatterà l’ora X, poi si potrà andare da una sponda all’altra del Sebino, circumnavigando l’isoletta di San Pietro, sentendosi sospesi sull’acqua. Rigorosamente a piedi nudi, come consiglia l’artista, «per percepire il rollio dell’acqua e lasciarsi cullare dalle onde».

UN’OPERA «da esplorare», come ha ribadito Christo, «non solo da guardare ma da sentire, da vivere, perchè intrecciata ad un paesaggio con i suoi elementi naturali, le case, le chiese, gli abitanti, la luce e gli agenti atmosferici. Per questo le persone devono vivere l’opera, perché ne fanno parte anche loro». Un’opera d’arte unica, che nessuno potrà possedere. The Floating Piers esisterà per 16 giorni, e poi mai più. Il 4 luglio inizierà la rimozione di tutti i componenti dell’opera attraverso un’operazione di dismissione e riciclaggio. Un’operazione delicata tanto quanto il montaggio. Poi resterà solo un ricordo scolpito indelebilmente nell’animo dei visitatori e l’orgoglio delle imprese bresciane che hanno reso possibile il miracolo di Christo.

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