Influenza aviaria, altro focolaio a Gambara

In un allevamento di 36 mila broiler di Gambara è scoppiato l’ultimo focolaio di influenza aviaria

L’epidemia di influenza aviaria negli allevamenti avicoli bresciani non si ferma. Dopo una settimana di tregua, è stato scoperto un nuovo focolaio in un’azienda di 36 mila broiler di Gambara. I capi saranno abbattuti, portando il numero dei volatili soppressi nella Bassa dall’inizio della diffusione del virus a superare il tetto del milione. Il nuovo caso di contagio è stato comunicato a margine del vertice convocato dalla Coldiretti al Brixia Forum per fare il punto sui due volti dell’emergenza: quella veterinaria e quella finanziaria.

«IL SETTORE AVICOLO è il vòlano del comparto agroalimentare italiano - ha affermato Giorgio Apostoli, coordinatore nazionale Zootecnia Coldiretti -: offre lavoro a centomila persone, tra diretti e indiretti, e fattura dieci miliardi di euro. É l’unico settore autosufficiente, che produce quello che poi è il consumo italiano: nessun altro ha questa potenzialità».

Parlando dell’aviaria, Apostoli ha sottolineato che «è un’emergenza europea. Rispetto ai 500 della Francia e ai 300 della Germania, in Italia di focolai ce ne sono solo 79, ma sono maggiori i danni: più di 3 milioni di capi abbattuti nelle zone nevralgiche, vale a dire Bassa Bresciana, Mantovano e Veronese».

Il nuovo focolaio «era prevedibile, ma da parte nostra non abbiamo mai abbassato la guardia - ha rimarcato Piero Frazzi, direttore generale dell’assessorato Sanità del Pirellone -. Movimentazione, accasamento e commercio di volatili nelle zone di sorveglianza e protezione sono bloccati. Bisognerà capire come riattivare il percorso. Il Centro di referenza aviaria delle Venezie ha fatto un opportuno studio a questo proposito: bisognerà focalizzarsi sugli allevamenti di tacchini, che sono gli animali più esposti al virus, e in una prima fase prevedere in alcune aree una riduzione del 20-25% degli accasamenti».

DA DOMANI a Milano tre esperti della Commissione europea affiancheranno i tecnici del Pirellone per mettere a punto il pacchetto di misure per fronteggiare il virus. Sul fronte del piano risarcimenti, in Lombardia verranno indennizzati 41 focolai con 1 milione e 300 mila capi, mentre il depopolamento riguarda 31 focolai e circa 700 mila capi, per un totale di circa 15 milioni di indennizzi sanitari. Da questo punto di vista, nessun problema: entro 90 giorni le Ats indennizzeranno i danni diretti.

«Bisogna guardare oltre la stretta emergenza - ha ammesso Giuseppe Blasi, capo dipartimento della direzione generale Sviluppo rurale del ministero dell’Agricoltura -. Per il futuro, un settore come questo può organizzarsi con fondi di mutualizzazione: ci sono 200 milioni di euro per lo sviluppo rurale, e la filiera avicola può attivare un sistema di solidarietà per rilanciare le attività». «L’aviaria è ormai un problema strutturale - ha aggiunto il presidente della commissione regionale Sanità, Fabio Rolfi -. I focolai tendono a ripetersi nel tempo e ogni volta hanno una ricaduta sul fronte occupazionale. Le risorse per indennizzare gli abbattimenti ci sono. Il tema centrale oggi sono i risarcimenti indiretti alle aziende bloccate dai fermi sanitari. I 20 milioni stanziati dal Governo coprono una necessità. Ma i temi burocratici potrebbero essere lunghi rispetto all’immediata necessità di operatività aziendale. Ecco perché la Regione potrebbe anticipare le risorse ministeriali, partecipando a questa azione di “pronto soccorso”». «Come avvenuto per il fondo latte - ha proposto il direttore Ismea Raffaele Borriello -, bisogna assicurare una moratoria sui mutui e sull’abbattimento degli interessi passivi. Così si darà ossigeno agli avicoltori, in attesa che arrivino i risarcimenti. Quindi in futuro è necessario strutturare un fondo per l’emergenza».C.REB.

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