in tribunale

Brescia, processo Bozzoli: oggi la sentenza per il nipote Giacomo

Processo Bozzoli, all'uscita dall'aula - OnlyCrew/Fabrizio Cattina

Due giorni fa la richiesta d'ergastolo, da parte della pubblica accusa. Ieri la difesa che ha chiesto la sua assoluzione. Oggi, la sentenza. Per Giacomo Bozzoli, 36 anni, accusato d'aver ucciso lo zio Mario e d'averne distrutto il corpo, questi sono tre giorni che potranno cambiare quanto gli resta da vivere. Nella migliore delle ipotesi gli resterà il ricordo dei sette anni in cui ha dovuto difendersi dalla terribile accusa d'omicidio volontario del parente. Perché debba essere condannato all'ergastolo, è stato spiegato due giorni fa dai pubblici ministeri Silvio Bonfigli e Marco Martani. Ieri, quindi l'arringa del difensore, avvocato Luigi Frattini che si è conclusa con la richiesta d'assoluzione per Giacomo Bozzoli. Imputato da assolvere «perché il fatto non sussiste» o «per non aver commesso il fatto».

L'arringa del difensore di Giacomo Bozzoli, unico imputato

L'avvocato Frattini, come del resto l'accusa nell'udienza del giorno precedente, è partito senza mezzi termini nel proprio intervento, anche se, evidentemente, in direzione opposta: «Non sono riuscito a trattenere - ha detto- un'inquietudine che ho tutt'ora, prima come cittadino e poi come avvocato nel vedere e sentire che si è chiesto l'ergastolo contro un cittadino incensurato, dopo sette anni infernali. È stato chiesto l'ergastolo non sulla base di prove, ma anzi in presenza di prove evidenti che dimostrano l'innocenza di Giacomo».

L'avvocato si è quindi soffermato sulle indagini nei primi giorni. Sulla telefonata «alle 19.12 dell'8 ottobre 2015 alla moglie, dicendole che si sarebbe attardato ancora un po' per la doccia».

Quella mattina in cui venne presentata la denuncia di scomparsa di Bozzoli

Il legale ha in seguito precisato che «la signora Bozzoli solo dopo le 22 avverte la necessità di telefonare al figlio minore a Brescia». Poi la notte in cui Irene Zubani, alla richiesta «dei carabinieri se vi fossero problemi in famiglia o col fratello risponde: "Non è accaduto nulla". Parole che sorprendono per il comportamento che terrà la mattina». Quando, presenterà ai carabinieri la denuncia di scomparsa. «Versione - ha spiegato Frattini - che cambierà vedendo le telecamere».

Nel forno, alcuna traccia. Nessuna macchia di sangue

Sulle modalità d'uccisione di Mario Bozzoli, il legale ha precisato: «Sarebbe stato ucciso e messo nel forno senza lasciare tracce: non viene indicata alcuna traccia, considerando la polvere in una fonderia. Nessuna macchia di sangue sul pavimento».

Un'altra «incongruenza è quella per cui si sarebbe dato il compito all'addetto al forno di provvedere a eliminare il corpo. Vengo a sentire che Giacomo avrebbe pagato Ghirardini per occultare e distruggere il corpo di Mario Bozzoli nel forno. Si è ricordato che Ghirardini ha utilizzato la banconota per fare le spese, ma non si è detto che in casa c'erano otto banconote senza le impronte di Giacomo, di Alex, di Adelio, di nessuna delle impiegate. E non sono state rilevate, però, dall'auto le impronte digitali di Mario Bozzoli». E con riferimento allo scomparso, l'avvocato ha detto: «Non si può escludere che quei soldi fossero un suo prestito a Ghirardini».

La fumata anomala nel forno "ma Bozzoli era ancora vivo"

Nella vicenda processuale assume poi, secondo l'accusa una rilevanza processuale la fumata anomala che esce dal forno della Bozzoli la sera della scomparsa dell'imprenditore. «La fumata- ha spiegato il legale - è uscita alle 19.18, ma noi abbiamo la prova che Mario Bozzoli alle 19.19 era vivo e stava uscendo dal magazzino».

Oggi la camera di consiglio e la sentenza

L'avvocato Frattini ha aggiunto: «Vorrei che i pm spiegassero come il povero Giacomo Bozzoli ha potuto aggredire Mario Bozzoli, ucciderlo in meno di tre minuti, come abbia fatto in due minuti e mezzo a ucciderlo emetterlo chissà dove». Nella conclusione il legale ha fatto riferimento a un «processo con molte bassezze: quello che è avvenuto è avvenuto per colpa di molti». Quindi, la camera di consiglio, fino a oggi. .

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