Crisi energetica

Case popolari e caro bollette: a Brescia si risparmierà sul riscaldamento

Si prospetta un inverno rigido, non solo per le basse temperature. E mentre si inseguono gli ultimi scampoli di questa estate torrida, c’è chi si prepara ad affrontare il futuro, e i rincari annunciati su energia e gas.

«Di problemi nei prossimi mesi ce ne saranno, eccome», non ha alcun dubbio Albano Bianco Bertoldo, presidente di Aler Brescia. Il caro bollette toccherà da vicino anche gli edifici di sua competenza «specialmente dove sono presenti gli impianti termici», perché è proprio lì che l’azienda di edilizia residenziale «dovrà anticipare i costi per poi recuperarli attraverso le spese condominiali».

Nel frattempo si pensa a come poter agire. «Nei prossimi giorni sicuramente affronteremo il tema con la Regione - confida il presidente -. Intanto stiamo cercando di capire cosa fare». Tra le opzioni più realizzabili: «L’abbassamento della temperatura dei riscaldamenti centralizzati, per contenere i consumi e ridurre l’impatto economico, e il rispetto delle indicazioni nazionali di posticiparne l’accensione e anticiparne lo spegnimento».

Invece è questione di pochissime settimane (sicuramente solo due), dopodiché la petizione lanciata a marzo da Legambiente Brescia sui rincari del teleriscaldamento e sul fattore di riconversione degli immobili allacciati al teleriscaldamento, presentata in commissione Bilancio e Ambiente a luglio, tornerà in Loggia. A metà settembre verrà discussa insieme ai rappresentanti della multiutility A2A.

L'ultima fermata, poi, sarà in consiglio comunale: forse già nel prossimo, previsto il 30 settembre. Una questione importante e sempre più impellente. La stangata delle bollette continua a tenere banco e preoccupa cittadini e imprenditori, anche quelli collegati alla rete del teleriscaldamento, scelto come alternativa per ridurre consumi e spese. E invece, in un anno hanno visto un’impennata del 70%, un incremento calcolato attraverso un algoritmo che collega il costo del calore del teleriscaldamento al prezzo del metano e dell’energia elettrica. Tariffe che A2A ha deciso di bloccare fino a fine anno, al costo di 0,13 euro al kwh (contro i «passati» 0,07). È abbastanza? Secondo Legambiente no, i costi per gli utenti potrebbero essere ben più bassi considerando che «non tutto il calore proviene dal gas».

Il 70% dell’energia termica del teleriscaldamento infatti è prodotto dal termoutilizzatore, quindi dai rifiuti bruciati, e dal recupero dalle acciaierie. Va da se che solo la restante quota è legata all’utilizzo di gas. Perché allora A2A non procede a un ricalcolo dei prezzi, legando gli incrementi solo a quel 30%? Così facendo la tariffa passerebbe dagli attuali 0,13 agli 0,095 euro a Kwh: è la loro posizione. «Ovunque stanno nascendo questioni legate al teleriscaldamento ma su problematiche differenti - sottolinea il presidente di Legambiente Brescia Danilo Scaramella -. Per esempio a Cremona, la società Linea Green di A2A, ha adottato un algoritmo molto simile a quello da noi proposto, che lega la tariffa al gas, ma hanno usato un coefficiente di rendimento delle caldaie a gas poco corretti. Il risultato è che a Cremona il kwh costa di più che a Brescia nonostante - continua Scaramella - l’azienda abbia anche ridotto le tariffe negli ultimi due trimestri, portandoli da 0,19 a 0,16 euro a kwh».

La parola chiave per Scaramella è «regolamentazione» a livello nazionale. «L’unica cosa che conta per un utente è il costo di energia termica per kwh - ribadisce -. L’Iva per il gas è sceso al 5%, grazie a un intervento del governo. Il teleriscaldamento invece è ancora al 10%. Solo in città il 70% degli edifici è allacciato al teleriscaldamento». E l’autunno ora è alle porte.

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