IL CASO

Le badanti e le vaccinazioni: quanti problemi nel sommerso

Nel Bresciano molti problemi per le badanti sono rimasti «sommersi»

Per badanti e colf senza green pass la linea è dura., Licenziamento e fuori dall'alloggio (se conviventi), come ben chiarito dalle Faq del Governo: i datori di lavoro devono verificare il certificato e se la badante non lo ha non potrà entrare in casa., È uno scenario molto limitato nel Bresciano, coinvolge qualche persona vaccinata con Sputnik e chi ha rifiutato il vaccino., Sono molto pochi i casi problematici che si sono verificati dopo il 15 ottobre, perché la maggioranza dei caregiver si è vaccinata ancora mesi fa quando era stato aperto un canale apposito per loro., I più riluttanti, si sono adeguati quando il Governo ha introdotto l'obbligo di green pass per lavorare; i casi drammatici di chi invece ha dovuto lasciare il lavoro sono davvero esigui, in proporzione al numero di badanti che, in Brescia e provincia, si aggira attorno alle 4000/4500 persone, secondo gli ultimi dati del Comune che risalgano al 2019.Il vero problema è tutta la fascia di persone che in questo settore lavora in nero, che, sempre secondo le vecchie stime del Comune, si aggira intorno al 50%., Nessuna delle realtà che si occupano di lavoro domestico ha il polso della situazione per chi è senza regolare contratto.

E l'inquietudine è forte se, come conferma l'assessore ai servizi sociali del Comune di Brescia Marco Fenaroli «il grande problema è il nero che non si risolverà finché restano in vigore le norme contributive stabilite dalla Bossi-Fini, per le quali chi lavora in questo settore non ha convenienza a mettersi in regola perché i contributi versati vengono persi».Si può quindi fare una panoramica fondata su dati abbastanza precisi esclusivamente sulla situazione del lavoro domestico di chi ha un contratto regolare e che viene seguito da Caf, sindacati o patronati che gestiscono le pratiche dei datori di lavoro; si tratta di Acli (mediamente 1800 pratiche all'anno sul bresciano), Cgil (sulla città ad oggi 547 pratiche), Mcl (circa 350 buste paga) Cisl (tra le 150 e 200 pratiche); a queste si aggiungono Filcams Cgil referente per le lavoratrici e non dei datori di lavoro e il registro degli assistenti familiari gestito da Fondazione Brescia Solidale per la Loggia (44 iscritti).Occorre precisare che le persone che si sono vaccinate in Ucraina non hanno ricevuto il vaccino russo (non riconosciuto in quel Paese), mentre può essere questo il caso di chi si è vaccinato in Moldavia: «Moldave e rumene sono anche quelle che si fidano meno dei vaccini e degli Stati in generale: qualcuna addirittura sospetta che vaccinare sia un modo per iniettare un microchip per controllarle», informa Tiziana Cretti dello sportello della Fondazione Brescia Solidale.Le Acli registrano «un centinaio di casi tra città e provincia di badanti vaccinate con Spuntnik e che si stanno arrangiando con i tamponi, non sappiamo se pagati dal datore di lavoro o da loro., In questi casi le persone assistite sono abbastanza serene perché si tratta sempre di un vaccino, anche se non riconosciuto - spiega Rita Regassini -; sono una decina i casi di quelle che non vogliono vaccinarsi e che quindi sono state licenziate., Non sappiamo se queste son tornate nei loro Paesi, anche perché per qualche mese hanno il sussidio di disoccupazione»., Al Caaf Cgil «ad oggi non abbiamo segnalazioni», garantisce Elda Rocchi, ma Gaetano Ortolani, segretario di Filcams che segue invece le lavoratrici, informa: «Una quindicina si sono rivolte a noi perché licenziate e 2 o 3 hanno iniziato la vertenza., Ma c'è poco da fare perché questo tipo di contratto non prevede la giusta causa».Lo sportello Mcl ha avuto «quattro segnalazioni di cui una non è licenziata perché procede a tamponi, mentre le altre non si vogliono proprio vaccinarsi e quindi abbiamo redatto la cessazione del rapporto di lavoro»., Halyna Storozynska, che segue il settore per Cisl precisa: «Ho avuto 3 o 4 segnalazioni, di cui 2 hanno risolto tornando nel loro Paese». ., © RIPRODUZIONE RISERVATA

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