in paese

Il sindaco di Nuvolento ai concittadini: «Prevalga il silenzio»

L’appartamento è stato messo sotto sequestro dai carabinieri

A meno di due giorni dalla tragedia il paese sembra tornato ad una apparente normalità. Mamme e bambini hanno ripopolato il parchetto che sta a pochi passi dal civico 20 di via Carlina, dove sabato sera si è consumato il dramma: sulla strada c'è il viavai dei ragazzini più grandi, zaino in spalla e in sella alla bicicletta, adulti che passeggiano a braccetto, qualcuno che si ferma a guardare le anatre che sguazzano nel canale di via Monticelli, il torrente Rudone (che è quasi asciutto) che scorre perpendicolare a via Carlina. Fuori dalla casa non c'è più nessuno: non ci sono i giornalisti, le telecamere, né tanto meno curiosi e carabinieri. Un'auto parcheggiata nella corte interna, il quartiere in silenzio.

Ma tutti a Nuvolento continuano a interrogarsi sul destino della famiglia Fagoni: il padre morto, la madre in carcere accusata di omicidio. Il figlio ancora minorenne (ha soltanto 15 anni) di Romano Fagoni e Raffaella Ragnoli dovrebbe essere affidato alla sorella Romina, che ha già 26 anni e vive da sola sul lago di Garda. Non è chiaro, per ora, cosa succederà all'anziana madre della vittima, che ha 96 anni e vive al piano terra della cascina indipendente dove al piano primo abitavano Fagoni, la moglie e il figlio. «Come amministrazione comunale - spiega il sindaco Giovanni Santini - stiamo cercando di approfondire la situazione della nonna. Sappiamo che ha bisogno di assistenza, gli uffici sono al lavoro per ricostruire la rete familiare e, in attesa di valutazioni definitive, saremo pronti a intervenire».

Tutto sembra scivolare tranquillo, ma l'argomento di cui si discute nei bar e nelle piazze è uno, e uno soltanto. «Un bel tacer non fu mai scritto - continua il primo cittadino - e mi rivolgo in particolare anche ai nostri concittadini che purtroppo si stanno scatenando sui social. Vedo che si tende a polarizzare, a estremizzare le proprie posizioni: ma di fronte a un dramma come questo è giusto che ci sia rispetto, giusto che prevalga il silenzio. Nessuno ha il diritto di giudicare, a quello penserà la giustizia: umanamente, e cristianamente, chiedo a tutti di fare un passo indietro, di evitare le opinioni frettolose, di rispettare il dolore della famiglia». Non cambia l'opinione di chi vive il paese: una famiglia normale, tutt'altro che chiacchierata. La vittima che frequentava i locali del centro, marito e moglie a cena insieme (con amici) venerdì sera al Tortuga's di via Vittorio Emanuele II, il caffè bevuto da Romano Fagoni sabato sera poco dopo le 19, a meno di due ore dall'omicidio. Nulla avrebbe mai fatto presagire un finale così doloroso. •.  

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