l'appello

Reti colabrodo e acque depurate, i gestori: «Occorre aggiornare le norme»

La fonte di Mompiano, prezioso scrigno di acqua limpida

Il 2022 non è stato buono, il 2023 non si annuncia diverso. Ormai piove poco e le riserve d’acqua sono ai minimi storici. A2A Ciclo idrico e la partecipata Asvt (Azienda servizi Valtrompia) razionalizzano per risparmiare, e potrebbero dare una mano anche ad un’agricoltura troppo idrovora. Ma scontano un vuoto di legge colmato solo di recente, e una norma che tarda ad arrivare. Per anni non hanno potuto sostituire le reti idriche colabrodo o fare i depuratori, e oggi che li hanno fatti non possono girare agli agricoltori (e all’industria) le acque di depurazione. E’ quanto emerso ieri dagli amministratori delle due aziende, nell’ordine Tullio Montagnoli e Piercostante Fioletti.

Montagnoli precisa che le acque di depurazione al momento vanno scaricate solo in rogge e fiumi. «E’ necessario agire sulla normativa per ottenere che l’agricoltura possa prelevare dai Consorzi le acque depurate e usarle, magari mescolate a quelle dei bacini naturali, almeno per determinate coltivazioni – dice -. Il vero salto di qualità sarebbe utilizzare l’acqua depurata insieme a sistemi innovativi di irrigazione». Ma tutto questo è di là da venire, con buona pace della siccità incombente. Di acque depurate, peraltro, ce ne sarebbero in abbondanza. Perché ora in terra bresciana i depuratori ci sono.

Dove sono i depuratori bresciani

Montagnoli e Fioletti spiegano che negli ultimi anni sono stati realizzati a Bagnolo, Gavardo, Nuvolera, Alfianello, Oflaga, San Zeno, San Gervasio… sotto la spinta delle numerose infrazioni europee cadute in capo ai Municipi. Tutti fatti in breve tempo con una forte concentrazione di investimenti.

Dei 17 Comuni di qualche anno fa, nell’elenco di Montagnoli oggi sono rimasti in infrazione solo Bagolino, Pralboino, Visano, Acquafredda, Isorella, Remedello. «Il settore ha subìto anni di stallo dalla Legge Galli del 1994 all’avvento della regolazione del 2013 – spiega Montagnoli -. In quel lungo periodo non si sapeva cosa fare e tutto è rimasto bloccato». Poi è arrivata l’urgenza dei depuratori e la fretta di farli «ha tolto la priorità al rinnovo delle reti». Il risultato è che ora l’acquedotto cittadino perde il 28 per cento dell’acqua. «Siamo parecchio sotto la media nazionale che è del 40 per cento – precisa Montagnoli -, ma non ci soddisfa e dobbiamo investire».

Ridurre le perdite, azione fondamentale

Nel frattempo, però, molto si fa per tenere sotto controllo la situazione e razionalizzare al massimo la preziosa risorsa. Il «Progetto aquarius» è attivo nella riduzione delle perdite con 180 sensori installati nel centro storico cittadino. Sullo stesso obiettivo convergono i distretti delle reti e la gestione delle pressioni da remoto. «Dal 2018 ad oggi abbiamo ridotto di un milione di metri cubi l’acqua immessa in città», riassume l’Ad.

Si velocizzano pure gli interventi di riparazione delle perdite con campagne di ricerca sistematica e il monitoraggio delle pressioni notturne sui distretti. Poi qualche «furbo» usa l’acqua antincendio priva di contatore, e pure il prelievo indebito figura nelle perdite. Ma questo è altro discorso. Nelle valli, invece, per risparmiare si ricorre al mutuo soccorso, come accade il Valsabbia tra le frazioni di Anfo, Pertica Alta e Casto.

L'acqua scarseggia nelle valli

Se Brescia non ha problemi di carenza, con 34 mila metri cubi di compensazione, nelle valli l’acqua scarseggia e «i Comuni hanno accettato la chiusura notturna degli acquedotti per riempire i serbatoi», confessa Filetti. Che aggiunge pure il mutuo soccorso tra gli acquedotti per portare in valle l’acqua della pianura. Appena qualche anno fa, quando in montagna l’acqua si sprecava, nessuno avrebbe pensato al capovolgimento. Di più, per l’estate 2024 Fioletti annuncia un’indagine idrogeologica per «analizzare la morfologia del sottosuolo, pianificare la corretta gestione delle risorse e ricaricare la falda abbassata di 10 metri». •.

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