IL CASO

Tiziano Ronchi, la decisione del procuratore in Nepal: altri 5 giorni di fermo

Tiziano Ronchi, il docente bresciano fermato in Nepal

Non si è pronunciato, il procuratore del Nepal, ma una decisione l'ha presa: ha esteso di altri 5 giorni la misura cautelare nei confronti di Tiziano Ronchi, il docente d'arte bresciano accusato d'aver tentato di impossessarsi di reperti  archeologici nella nazione asiatica.  Ronchi resterà in ospedale e non sarà trasferito in una struttura detentiva.   

L'accusa per Ronchi e la risposta dello scultore

Continua l'apprensione per le sorti del bresciano. Innanzitutto a Sarezzo, dove vive la famiglia. Secondo le autorità nepalesi Tiziano Ronchi avrebbe cercato di impossessarsi dei reperti, ma nulla gli è stato trovato addosso. E mentre inizialmente si parlava di riprese in grado di dimostrare l’impossessamento dei reperti, poi non si è più vista alcuna ripresa. Ben diversa da quella delle autorità, la versione di Tiziano Ronchi: avrebbe sì preso in mano dei reperti lignei, ma li avrebbe poi riposti dove li aveva trovati. Circostanza questa che sarebbe stata dimostrata anche da una perquisizione a cui è stato sottoposto. Ma tutto ciò non è bastato a evitare che il 27enne finisse prima in un posto di polizia, per due giorni, e poi, dopo l’intervento dell’avvocato e del consolato, in un ospedale.

Ancora cinque giorni di attesa

Da lì ha potuto parlare, attraverso una videochiamata, con i familiari in Italia e le sue condizioni sono apparse buone. Di fondamentale rilevanza in queste delicatissime fasi si sono rivelati gli apporti della Farnesina, dei consolati generali e onorari e dell’avvocato. Ma la scadenza più rilevante, quella attesa per oggi, ha portato a un nulla di fatto. La certezza è  che l’incubo,  per Tiziano Ronchi, prosegue. Altri 5 giorni prima di conoscere il verdetto del procuratore.

A Sarezzo  si attende solamente la buona notizia, mentre in Nepal c’è chi chiede di poter fornire solamente la versione dei fatti che l’ha visto protagonista. Una brutta vicenda, come tutte quelle in cui ci si trova a dover rispondere di un’accusa a migliaia di chilometri da casa.  

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