Frane e alluvioni,
8 paesi su
dieci a rischio

Il potenziale rischio alluvione coinvolge oltre 300 mila bresciani BATCH

Ogni anno con l’avvento delle copiose piogge pre-autunnali torna a materializzarsi l’«incubo» di alluvioni, frane e inondazioni. La devastazione di Livorno è solo l’ennesima conferma che l’Italia è un Paese ad alto rischio di dissesto idrogeologico. E se le alluvioni sono fenomeni naturali impossibili da prevenire, tuttavia alcune attività antropiche - quali la crescita degli insediamenti umani, l’incremento delle attività economiche, l’abusivismo edilizio e la sottrazione di aree di naturale espansione delle piene - sommano i loro effetti a quelli dei cambiamenti climatici, contribuendo ad aumentare la probabilità di accadimento delle alluvioni e ad aggravarne le conseguenze.

La provincia di Brescia, proprio per la sua conformazione morfologica, è ai primi posti in Lombardia tra le aree a rischio dissesto. Otto paesi su dieci sono statisticamente minacciati dalle calamità naturali. Su un territorio di 4.786 chilometri quadrati, il 10,2% (488,8 kmq) è a rischio frane - di cui 366,7 kmq, il 7,7%, con gradi di pericolosità elevata o molto elevata - ed il 26,9% è minacciato da alluvioni. Solo Sondrio, Lecco e Bergamo risultano più «vulnerabili».

DICIANNOVE i Comuni bresciani dove la probabilità di frane è elevato o molto elevato. Con il 76,6% del suo territorio esposto al rischio frane, Pian Camuno è il paese più «fragile» della provincia, seguito a poca distanza da Gianico (75,1%) e Darfo (63,9%), a conferma che la Valcamonica è uno dei territori più fragili. Se si prende in considerazione la minaccia dal punto di vista della popolazione, al top figura Pisogne con 959 abitanti (l’11,8%) residenti in zone instabili. Per rendere meglio l’idea, basta dire che sono 11.262 i bresciani esposti al pericolo elevato-molto elevato di frane, cui vanno ad aggiungersi i 74.689 a rischio medio, per un totale di 85.951 persone.

Sul fronte idraulico le cose non vanno meglio. L’area totale a rischio è del 26,9% (1.288,7 kmq), con pericolosità elevata calcolata al 7,5%, la media al 7,9% e infine la bassa all’11,5%. In sostanza, quando piove scatta l’allarme per 307.753 bresciani, 84.206 dei quali inseriti in fascia di rischio medio-alta.

A REZZATO sono 7.227 le persone esposte a rischio esondazioni (primo tra quelli a rischio elevato, 2.589), ma il dato sale fino ad oltre 15 mila persone a Darfo, praticamente la quasi totalità degli abitanti, se si conteggiano tutti i «gradi» di rischio.

Il quadro generale è a tinte fosche: sono 165 i Comuni (oltre l’80%) esposti ad uno dei due rischi, e 92 addirittura ad entrambi.

Sul piano della sicurezza, non sono soltanto i cittadini a temere il peggio. Anche i beni culturali non sono esenti da pericoli. Nel Bresciano un sito di interesse storico-architettonico su due è in ostaggio delle frane o in balìa delle possibili alluvioni. Su 2.359 siti censiti dall’Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale, nell’ultimo rapporto sul Dissesto idrogeologico in Italia, in provincia di Brescia 862 «gioielli» sono a rischio idraulico (182 a pericolosità elevata) e 325 a rischio frana, 28 dei quali in fascia molto elevata. In un’ipotetica classifica dei 77 paesi che rientrano nella black list dei beni culturali più vulnerabili (al netto delle fasce medio-basse), quelli che evidenziano maggiori criticità dal punto di vista idraulico - capoluogo a parte - si trovano tutti sul Garda: Salò con 30 siti a rischio su 64, Gargnano con 22 su 60, Toscolano con 20 su 59. Diverso il discorso frane, con una concentrazione localizzata in Valcamonica: Sonico conta 9 siti a rischio molto elevato su 17, sei quelli pericolosi a Monno. E infine il dato sulle imprese a rischio alluvioni: al primo posto Cividate, con 118 aziende su 254 (46,5%) in balìa delle acque.

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