I commercianti: «Così non resistiamo più»

La piazza di Desenzano deserta in questi giorni di «zona rossa»

Si va dal meno 40% dei parrucchieri, nonostante siano aperti anche in zona rossa, fino al 50% del comparto turistico (meno 60% per le case vacanze) per arrivare addirittura al picco di meno 75% dei negozi di abbigliamento, calzature e gioiellieri: incalcolabile, poi, il calo delle entrate patito da bar e ristoranti., SONO I NUMERI che fotografano una situazione definita «insostenibile» dai commercianti di Desenzano, pronti a inviare una lettera anche al presidente del Consiglio: «Non possiamo più restare in silenzio – spiega il presidente della sezione locale di Confcommercio, Diego Beda, la cui famiglia gestisce un negozio di scarpe in piazza dal 1968 -: ci è stato chiesto di resistere, ma dopo il terzo lockdown non sappiamo quanti arriveranno alla fine del 2021., Noi non siamo negazionisti, mai e poi mai: è il Governo che nega i problemi drammatici che tante attività stanno vivendo»., Le richieste sono precise: «Prima di tutto vogliamo lavorare – continua Beda – ma senza discriminazioni: quali criteri permettono a certe realtà di rimanere aperte, e altre no?, Poi risarcimenti sostanziali, alla tedesca, per pagare le tasse e i costi fissi: non i ristori degli ultimi mesi, che valgono appena come un aperitivo scarso»., Nel direttivo di Confcommercio c’è anche Nicola Franzoni, titolare dell’omonima gioielleria: «Basterebbe il buon senso - dice - e punizioni severe per chi sgarra., Fateci aprire, e chi non rispetta le norme venga chiuso 6 mesi: ma gli altri devono lavorare».

Tra pioggia e zona rossa, ieri il centro di Desenzano era deserto: «Ma è così tutti i giorni, già dal pomeriggio – incalza Stefano Zani, parrucchiere e consigliere comunale –., Io sono rimasto aperto, ma sono solidale con chi è chiuso., Anche perché se gli altri non aprono, anch’io perdo clienti»., A livello nazionale, Confcommercio segnala 390 mila aziende chiuse nel 2020, di cui 240 mila causa Covid., In attesa dei dati aggiornati, a Desenzano già al 30 giugno scorso il saldo degli esercizi di vicinato era negativo di 58 unità: 534 contro i 592 del 2019., In particolare 40 negozi in meno tra i non alimentari e 26 in meno tra i «misti» ( che vendono sia alimentari che non), mentre è aumentato il numero degli alimentari (da 92 a 100)., «Eravamo tutti d’accordo sulle chiusure della prima ondata – è la conclusione – ma oggi sappiamo che esistono soluzioni diverse»., •

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