Il lago è in secca
Scatta il piano
di emergenza

PANNIR

Un lago di Garda sempre più in «apnea» ha spinto a chiudere gradualmente i rubinetti del deflusso. Il calo di un centimetro al giorno, senza perturbazioni all’orizzonte, avrebbe messo a rischio nel breve periodo la navigazione oltre che penalizzare il turismo. Circostanze che hanno spinto a mettere a punto un piano di emergenza concertato dalla Comunità del Garda che rappresenta i paesi rivieraschi, l’Aipo l’agenzia interregionale per il fiume Po e il Consorzio di Bonifica territori del Mincio impegnata a garantire l’irrigazione alla fertile pianura della valle del bacino. L’alta pressione di matrice africana che incomberà sull’Italia almeno per un’altra settimana ha spinto le temperature massime a punte di 36 gradi che hanno accelerato i processi di evaporazione.

DA IERI MATTINA alle 10 è scattato così il piano di rientro idrico chiamato a trovare un compromesso fra le legittime esigenze del mondo agricolo e quelle altrettanto cogenti degli operatori turisti e della navigazione. Per effetto dell’iniziativa collegiale i conferimenti di acqua dal lago verso il mantovano sono scesi da 72 metri cubi al secondo a 65. «Nei prossimi giorni vedremo se ci sarà margine per restringere ulteriormente le uscite», afferma il segretario generale della Comunità del Garda Pierlucio Ceresa . Del resto c’è poco da fare con il caldo torrido di questo primo scampolo d’estate che sta riducendo sempre più le risorse idriche già di per se scarsissime dopo mesi avarissimi di precipitazioni: secondo le stime di Coldiretti a giugno la temperatura è superiore di 2,2 gradi a quella media del periodo con un calo delle precipitazioni del 52%. Ma c’è di più: dal 1800 è la seconda più calda e la terza più asciutta. Secondo l’Associazione nazionale bonifiche italiane invece, «la disponibilità di acqua al Nord è praticamente dimezzata rispetto allo stesso periodo dello scorso anno». Rimanendo al Garda, ieri il livello del lago stazionava a 70 centimetri sopra lo zero idrometrico con una diminuzione stimata di un centimetro al giorno nelle ultime due settimane. Ben 56 centimetri in meno rispetto allo stesso giorno del 2016 quando con uscite analoghe, 65 metri cubi al secondo, il livello era di 126 centimetri sopra lo zero idrometrico.

«ABBIAMO ancora un margine di 40 centimetri prima di dichiarare l’emergenza – analizza Ceresa – è c’è l’impegno da parte di tutti per fare sacrifici limitando i danni in attesa delle tanto sospirate piogge. Paghiamo lo scotto di un manto nevoso insufficiente: fortunatamente in primavera abbiamo ridotto al minimo le uscite di acqua prima dell’inizio della stagione irrigua, una decisione che adesso sta consentendo di limitare i disagi». Ma il tempo stringe e alla vigilia del primo grande esodo di turisti verso il lago di Garda trovare una soluzione per rianimare il Benaco diventa sempre più stringente.

Suggerimenti