LA SENTENZA

Desenzano, l’ex comandante della polizia Locale deve risarcire 918 mila euro

La Corte dei Conti ha condannato l’ex capo dei vigili a risarcire 918 mila euro

Una sentenza clamorosa della Corte dei Conti scuote Desenzano. Carlalberto Presicci, comandante della Polizia locale dal 1997 al 2020, è stato condannato a risarcire il Comune per una cifra di 918.467,79 euro. Il motivo? Secondo i magistrati contabili Presicci ha ottenuto il posto e la carica presentando una falsa laurea. Il risarcimento record, si legge nella sentenza, è la somma dei 24 anni della retribuzione che l’ente locale ha corrisposto all’ex capo dei vigili.

«Faremo appello, ma il problema è più sul piano penale - annuncia l’avvocato Alessandro Asaro che insieme alla collega Sara Palagiano difende Presicci -. Abbiamo chiarito alcuni aspetti che ci interessavano, procederemo, la sentenza va affinata». Tutto è iniziato il 20 ottobre 2020. La procura segnala al Comune che la laurea in giurisprudenza di Presicci non esiste. La conferma della falsità del certificato arriva pochi giorni dopo dall’Università di Parma dove Presicci sosteneva di averla conseguita nel 1992 con il punteggio di 110. A rendere ancor più paradossale la vicenda, la certificazione della laurea rilasciata dal Comune di Gussago, il paese dove Presicci risiede.

Scattato il procedimento disciplinare il comandante si dimette senza preavviso il 12 novembre del 2020. Una decisione sulla quale a Desenzano si favoleggia non poco. Si parla persino di una grossa somma vinta alla lotteria per giustificare una scelta repentina, risultata incomprensibile anche a chi lo conosceva bene.

Ma il passo indietro è spiegato nella sentenza della Corte dei conti. «Danno arrecato al Comune, a titolo di dolo, per effetto delle retribuzioni fraudolentemente percepite in forza di rapporto di lavoro costituito a seguito di falsa certificazione del possesso di diploma di laurea richiesto dal relativo bando di concorso pubblico», si legge nel dispositivo. Il contratto è nullo per l’assenza dei requisiti richiesti (la laurea) e quindi gli stipendi ricevuti vanno restituiti e la somma potrebbe aumentare «secondo gli indici Istat dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, con decorrenza dalla data di indebito percepimento delle retribuzioni e sino alla data della presente sentenza», aggiungono i magistrati Antonio Marco Canu, Massimo Chirieleison e Gaetano Berretta.

La difesa di Presicci in sintesi: il lavoro è stato comunque svolto, essendo l’unico candidato ammesso al concorso il posto sarebbe rimasto vacante e l’Amministrazione civica avrebbe dovuto verificare a suo tempo il possesso dei requisiti. Requisiti che Presicci non ha mai negato essere falsi. •. S.Avi.

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