San Martino Doc cresce e torna protagonista

Mattia Vezzola: leader dell’azienda Costaripa di MonigaGilberto Castoldi ANDRIZZIC

Nella grande arena di Vinitaly, travolta da mille suggestioni, eventi, proposte, appuntamenti, ha trovato posto anche il San Martino della Battaglia Doc, piccola grande chicca dell’enologia bresciana protagonista ieri di una masterclass ospitata al Palaexpo Regione Lombardia: l’occasione ideale per riscoprire un vino che, dopo un lungo periodo di sostanziale oblio, è protagonista ormai da qualche anno di un’ondata di rinnovato interesse., Il risultato è che i numeri sono in crescita., «Nel 2021 siamo arrivati a una produzione complessiva di 84 mila bottiglie, il doppio rispetto alle 42 mila del 2017 – spiega Gilberto Castoldi, leader dell’azienda agricola Cobue di Pozzolengo, referente della denominazione -., Ma l’obiettivo, con la vendemmia 2022, è quello di raggiungere quota 100 mila».

Un traguardo reso più tangibile anche grazie alla recente decisione di un paio di importanti aziende del bacino gardesano, Pratello di Padenghe e Tenuta Roveglia di Pozzolengo, di investire sul San Martino, acquisendo o piantando nuove vigne a Tuchì, come il Tocai è stato ribattezzato in zona dopo che la comunità Europea, nel 2007 ha riservato alla sola Ungheria l’uso esclusivo del nome di questo nobile vitigno., Queste due insegne sono andate ad affiancarsi alle sei cantine produttrici storiche: Cobue, Rifra, Cadore, Citari, Feliciana e Selva Capuzza., Gli ettari coltivati hanno quindi superato la soglia dei 40, a consolidare una rinascita di un vino che, per molti anni, è stato il bianco delle osterie di Brescia, ma in seguito è stato letteralmente fagocitato dal Lugana il cui territorio di produzione è praticamente sovrapposto a quello del San Martino., Stesso territorio quindi, ma due uve e due vini bianchi completamente differenti., C.And.

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