Traffico illecito di rifiuti
Rebus normativo in aula

Una veduta aerea dei rifiuti stoccati nella ex Selca di Berzo Demo BATCH

Alessandro Massini Innocenti

Nuovo capitolo del processo che vede imputati i fratelli Flavio e Ivano Bettoni, i titolari della ex Selca di Berzo Demo, con l’accusa di traffico illecito di rifiuti pericolosi. Il procedimento davanti al giudice della prima sezione penale Maria Chiara Minazzato e al pm Alberto Rossi si sta rivelando sempre più costellato da tecnicismi e deposizioni complesse.

Ieri i due accusati non erano in aula ed è stato il turno delle testimonianze di un ex dipendente responsabile della manutenzione agli impianti della Selca e di un chimico, consulente ambientale, che collaborò dal 1997 al 2010 con l’allora azienda dei Bettoni. Sotto la lente d’ingrandimento da parte degli addetti ai lavori, in particolare dell’avvocato di parte civile della Comunità Montana e del Comune di Berzo Demo, Francesco Menini, l’operato della Selca sul trattamento delle scorie della lavorazione industriale dell’alluminio e la rivendita delle medesime come materia prima secondaria, nella fattispecie combustibile, a numerose acciaierie. Un’attività che per il responsabile della manutenzione dei macchinari della Selca era contraddistinta da monitoraggi e controlli minuziosi, nonché, dopo il famigerato sequestro dell’azienda del 2004, da ispezioni periodiche da parte di autorità competenti quali Arpa e Forestale. Le sorti del processo sembrano tuttavia legate all’analisi dell’evoluzione delle norme nel corso degli anni. L’ordinamento avrebbe considerato con il tempo non più vendibili come combustibili ma da stoccare come «rifiuti pericolosi» le scorie trattate dall’azienda. «La Selca non avrebbe avuto alcuna convenienza a non rispettare le regole, perché avrebbe venduto alle aziende clienti un prodotto difforme da quello richiesto, rischiando danni economici considerevoli, e allo stesso tempo sarebbe stato illogico non rispondere ai chiarimenti richiesti da Arpa negli anni», ha spiegato invece il consulente ambientale. Sul fronte delle ultime disposizioni in vigore dall’inizio del 2008 sul divieto di rivendere le scorie trattate come materia prima secondaria, permangono i dubbi delle parti civili. Il successivo contratto milionario di Selca con il colosso australiano della Tomago e la presunta inerzia della ditta camuna nel rispondere ai quesiti dell’autorità competente sul suo operato, saranno al centro anche delle prossime udienze. La prossima è fissata per il 13 giugno.

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