Furti in abitazione,
smantellato
il commando

I carabinieri hanno smantellato una batteria di ladri albanesi responsabile di furti in tutto il Nord Italia Ernest Skenderi è finito in cella La Fiat Bravo rossa sulla quale Skenderi è stato fermato a Rovato BATCH

L'arresto è un semplice contrattempo. Una volta tornati liberi - cosa che può accadere dopo qualche anno, qualche mese o anche solo poche ore - si rimettono a delinquere. Criminali che non hanno nulla da perdere e, pare, da temere. Parla chiaro il comportamento di uno degli albanesi arrestato dai carabinieri di Novara con altri 9 membri della banda che aveva razziato abitazioni nel nord Italia, Brescia compresa.

Arrestato, condannato e rimesso in libertà la mattina, la sera dello stesso giorno era già a Cherasco, in provincia di Cuneo, pronto a mettere a segno un altro colpo in appartamento. Ernest Skenderi, 23enne senza fissa dimora, il 30 gennaio era stato intercettato in Valcamonica con un complice dai carabinieri di Breno. I due erano a bordo di una Fiat Bravo rossa più volte notata nelle settimane precedenti in zona, contestualmente a furti in appartamenti. Ma quel giorno i militari, grazie alle telecamere di videosorveglianza sul territorio, erano riusciti a intercettarli. Dopo aver seguito per una sessantina di chilometri l'auto dei ladri che avevano appena rubato monili in oro da un appartamento, l’avevano fermata al casello di Rovato, bloccando la fuga dei malviventi verso Milano, base operativa della banda. Gli arresti erano stati convalidati dal giudice ma i due, sottoposti alla misura cautelare del divieto di dimora nella Provincia di Brescia in attesa del processo, non si sono evidentemente fatti intimorire più di tanto. Il 23enne si era subito rimesso al «lavoro». Questa volta, però, è finito in carcere, perché così ha disposto il gip di Milano che ha convalidato l’arresto per i «pendolari» del crimine intercettati e fermati dai militari del Reparto operativo nucleo investigativo di Novara prima che potessero entrare ancora in azione.

ALMENO 26 I FURTI (due solo tentati) contestati ai dieci albanesi che hanno fatto incursioni anche a Concesio, Gussago e Roncadelle. I carabinieri hanno spiegato che si trattava di due attivissime «batterie» di malviventi che partendo dall’area del Milanese agivano in tutto il nord ovest dell’Italia, commettendo una serie notevole di atti predatori, soprattutto in abitazioni private, tra il pomeriggio e la sera.

I dieci albanesi, per la maggior parte irregolari, sono accusati anche di ricettazione per le auto prima rubate e poi utilizzate negli spostamenti tra Brescia, Bergamo, Varese, Como, Biella, Piacenza, Cuneo, Milano e Novara. Mezzi di grossa cilindrata e in grado di raggiungere velocità tali da dileguarsi in breve tempo e seminare le forze dell'ordine in caso di inseguimento.

Come accaduto lo scorso nove gennaio quando una pattuglia della Polizia Stradale ha intercettato sulla Brebemi un'Audi rubata che sfrecciava a 240 chilometri orari. Il bolide, dopo aver speronato l'auto guidata da una ragazza, era riuscito a dileguarsi anche grazie al fatto che gli agenti si erano fermati per prestare soccorso alla sventurata automobilista.

Ma il tutor aveva registrato il passaggio di quell'Audi, aggiungendo così un'altra pedina alla preziona indagine dei carabinieri, conclusa ieri con dieci arresti e il sequestro delle due auto utilizzate per le scorribande: una Audi A 4 3000 station wagngrigia e una Bmw serie 1 azzurro chiaro. Recuperato anche il bottino per un valore di almeno 400mila euro, composto prevalentemente da oggetti in oro, orologi di valore e abbigliamento di marca. Tutta la refurtiva è in fase di restituzione ai proprietari. Non è escluso che i malviventi possano essere responsabili di molti altri colpi: per questo la procura ha autorizzato la diffusione delle fotografie dei dieci agguerriti predatori che hanno reagito all’arresto con uno sfrontato ghigno si sfida.

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