LUMEZZANE. I primi risultati dell’autopsia sul corpo del senegalese

Modou annegato
Ma la sua morte
resta un mistero

Il recupero del corpo senza vita di Nodur Modou nel torrente Gobbia da parte dei vigili del fuoco e dei carabinieri BATCH

Il giorno dopo il tragico ritrovamento del cadavere di Ndour Modou nel torrente Gobbia, la comunità senegalese di Lumezzane si interroga sulla tragedia che ha colpito una persona molto amata e conosciuta tra gli immigrati africani. Ieri mattina all’obitorio dell’Ospedale Civile è stata eseguita l’autopsia che, disposta dal pm Francesco Carlo Milanesi, ha sciolto i primi dubbi.

IL 49ENNE di origine africana è morto annegato, anche se l’acqua nel torrente è alta pochi centimetri. Sul corpo non sono stati individuati segni di violenza. Bisognerà invece attendere altro tempo per conoscere l’esito degli esami tossicologici. Ma sono ancora numerosi gli interrogativi in cerca di una risposta. Resta incerta, ad esempio, la data del decesso: il senegalese è stato trovato martedì mattina nel Gobbia, ma era scomparso già da dieci giorni. Il corpo è quindi rimasto in acqua tutto il tempo?

Ii familiari hanno già avviato le pratiche con l’ambasciata in Senegal per il rimpatrio a Touba, località a 180 chilometri dalla capitale Dakar, dove Ndour sarà sepolto.

Il mistero inizia a metà aprile con la scomparsa - probabile un allontanamento volontario - dalla casa di via Trieste, a Sant’Apollonio, del venditore ambulante molto conosciuto e ben voluto in Valtrompia, dopo oltre vent’an- ni di residenza in paese. Era la vigilia di Pasqua e Ndour aveva portato con sé solo il portafogli, lasciando a casa cellulare, documenti e il biglietto aereo con cui il 18 aprile, tre giorni dopo, sarebbe dovuto partire per Touba, in Senegal. Seguace del «mouridismo», ad aspettarlo nella sua terra d’origine c’erano le due mogli e i dieci figli. Quella notte, secondo il nipote che vive nella stessa abitazione, era apparso preoccupato per qualcosa. La scomparsa aveva spinto i carabinieri a sentire i parenti che abitano nello stesso palazzo, poi l’appello sui gruppi social dei connazionali e le ricerche, senza risultato, anche nella zona dove martedì mattina, sotto il ponte di via Levante, a 400 metri di distanza da casa, è stato rinvenuto il cadavere. Ieri i parenti più stretti, comprensibilmente scioccati e che parlano poco l’italiano, hanno preferito affidare ogni commento a Gueye Balla, il rappresentante della comunità senegalese. «Ci hanno detto che il volto era bianco per il contatto con l’acqua - ha riferito - e non hanno trovato le chiavi di casa che Ndour teneva in tasca. Forse gli sono cadute».

Oltre al «vuoto» dei 10 giorni di scomparsa, c’è l’incertezza su come il 49enne sia annegato. «Suicidio? Non credo, non era il tipo - dice Balla -. Ho sentito anche una sua nipote in Turchia. Nemmeno lei pensa a questo. Forse è scivolato, o è caduto dopo un malore». Ma come è finito in quei pochi centimetri di acqua? Forse spinto da un canale fognario che si è rianimato lunedì notte con l’acqua del temporale. Gli interrogativi, però, non mancano.

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