«Ca’ del ca», non profughi ma case popolari

La ex cascina «Ca’ del ca» ospiterà un innovativo housing socialeLa sociologa Claudia Pedercini BATCH

La cascina «Ca’ del ca», a Palazzolo in via Piantada, trasformata in residence 20 anni fa, avrà una nuova vita, dopo che è stato bocciato dalla giunta Zanni il progetto della cooperativa romana Domus di farne un centro di accoglienza per 100 profughi

TRA UNA SETTIMANA la «Ca’ del ca» accoglierà i primi quattro nuclei familiari del progetto pilota di housing sociale denominato «Abitare per cooperare», promosso dal Movimento cooperativo palazzolese.

Proprio in «no» al centro profughi ha posto le premesse per un diverso utilizzo dei 22 alloggi. Il progetto condiviso dalla proprietà, come ha chiarito Giuliana Danesi della Cds holding di Erbusco, è stato presentato da Vincenzo Gaspari, presidente del Mcp, che lo avrà in gestione e lo seguirà con un’équipe guidata dalla sociologa Claudia Pedercini.

«Un anno e mezzo fa - ha spiegato Gaspari - abbiamo valutato l’ipotesi di un progetto di housing sociale con affitti calmierati (tra i 210 e i 290 euro mensili), valorizzando la cooperazione e la condivisione dei residenti per promuovere la convivenza. Il progetto, che presentato in Regione come modello di housing sociale, ha potuto contare sul contributo della proprietà e della Fondazione comunità bresciana».

Negli ultimi mesi, mentre l’équipe della Pedercini lavorava sulla selezione dei residenti, il Mcp ha effettuato gli interventi sul fabbricato, disabitato, recuperando 22 alloggi, 17 affittati, 5 destinati alle diverse esigenze dei suoi residenti.

Sottolineando che il progetto è nato dopo lo stop «Alla nascita, contrastata con determinazione, di un centro di accoglienza per un numero spropositato di richiedenti asilo, dove non vi erano le condizioni minime di sicurezza, di igiene e di solidarietà vera», il sindaco Zanni ha commentato: «Siamo molto soddisfatti di questo progetto che abbiamo promosso e sollecitato, perchè risponde in modo innovativo all’emergenza abitativa di diverse categorie di persone e può diventare un modello, perché declina l’abitare in progetti sociali per creare buone relazioni tra gli inquilini».

Claudia Pedercini, che guiderà la gestione «sociale» dell’operazione, ha spiegato: «Abitare per cooperare offre una nuova interpretazione dell’abitare per rispondere a diverse esigenze, dal single al separato, dall’anziano, alla famiglia a chi vuol rendersi indipendente, puntando sulla condivisione di spazi e risorse e la messa a disposizione delle proprie competenze. Queste settimane hanno permesso di avviare il percorso di formazione dei residenti e tra una settimana ci saranno i primi quattro traslochi».

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