Oncologia addio, i pazienti non si arrendono

Il presidio davanti all’ospedale durante il trasloco di oncologia BATCH

Sorrisi forzati, battute amare, qualche ciglia lucida. È stato pacifico il sit-in promosso ieri davanti all’ospedale di Iseo dai pazienti che facevano riferimento al day hospital oncologico. Da lunedì dovranno recarsi al nosocomio di Chiari.

NIENTE CARTELLI né striscioni: a simboleggiare la contrarietà alla chiusura di Oncologia, solo un nastro rosa al braccio o sul risvolto della giacca. Nessuno dei presenti - una quarantina fra donne e uomini - ha creato intralcio ai camion arrivati per il trasloco di poltrone e attrezzature. C’erano manifestanti provenienti anche da Montisola e Zone, i paesi da cui è più disagevole raggiungere Chiari; altri dalla Bergamasca. «Da lunedì dovremo sobbarcarci a trasferte più debilitanti - dice Tiziana Staffoni, di Pisogne -. Quando ci si sottopone a certe trasfusioni, si accusa sopore, nausea, giramenti di testa e vomito, e si ha solo bisogno di quiete e riposo». Per Luciana Colosio, di Provaglio d’Iseo, il cambiamento sarà traumatico: «A Chiari hanno messo a disposizione uno stanzone mansardato, con basse finestrine e 12 letti che saranno usati in modo promiscuo, senza distinzione di patologia: poiché le difese immunitarie di ciascuno si abbassano, il rischio di complicazioni è più alto. A Iseo, invece, c’erano tre salette, di cui una riservata ai casi gravi. Lì era facile condividere stati d’animo e angosce con chi, avendo subito il tuo stesso intervento, aveva i tuoi stessi problemi». Wilma Zamparini, anche lei di Provaglio, confessa di avere il magone: «A Iseo tutto era intimo, familiare - racconta -. Funzionava talmente bene che vi accedevano anche utenti da Rovato, Urago d’Oglio e persino Chiari». Lucia Danesi, colei che ha dato avvio a una raccolta di firme, giunte a quota 6000, evidenzia: «In Valcamonica, dove i sindaci han tirato fuori le unghie, i tagli alla sanità sono stati scongiurati. Quanto a Iseo, la preoccupazione maggiore riguarda il futuro».

In effetti, la riorganizzazione elaborata per Iseo dall’Asst Franciacorta propone che Ortopedia-Traumatologia e Chirurgia si limitino al trattamento di patologie a media e bassa complessità, sul modello della «week surgery»: vuol dire che entrambi i reparti dovranno modulare dal lunedì al venerdì l’entità degli interventi e fermarsi il sabato e la domenica. Limitazioni che avranno ripercussioni negative sia sul Pronto soccorso, presidio fondamentale per un’area turistica che d’estate triplica gli abitanti, sia su Ostetricia-Ginecologia, che non è solo un «punto natalità». Ieri, hanno portato solidarietà all’iniziativa il circolo Legambiente Basso Sebino e alcuni sindacalisti. Per Legambiente, «il Poas (Piano di organizzazione aziendale strategico) studiato dall’Asst Franciacorta è penalizzante, per Iseo». Cgil-Cisl e Uil si sono impegnate a indire un’assemblea sul futuro dell’ospedale.

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