Cinghiali: i danni in calo non bastano

Diventa operativo un nuovo piano di abbattimento dei cinghiali su misura per il Bresciano

Piani di abbattimento che si susseguono nonostante l’ammontare dei danni verificati causati dai cinghiali continui a calare; nessuna marcia indietro rispetto all’approccio al presunto problema, anche relativamente all’impiego di cacciatori nelle operazioni di contenimento (che secondo la legislazione nazionale spetterebbero ai corpi di polizia ambientale) e per di più con la possibilità di sparare anche di notte., Infine, la «stranezza» di un Ambito territoriale unico di caccia che si deve ovviamente occupare del tema, e che vede la presenza tra i vertici dell’ex presidente rinviato a giudizio (insieme a dirigenti dell’Ufficio territoriale regionale e a ufficiali e agenti della polizia provinciale) proprio per presunte illegalità commesse nella gestione del problema cinghiali., SONO TUTTI elementi, sostanziali e formali, sui quali forse sarebbe opportuno riflettere, mentre ignorandoli apparentemente tutti, il «Piano di controllo numerico delle popolazioni di cinghiali nella provincia di Brescia 2019/2020» appena approvato dalla Regione lascia le cose come stanno., Anzi, allarga l’approccio armato introducendo anche la novità delle battute in notturna con l’uso di fucili di precisione e ottiche per la visione al buio., Ma tutto questo ha un senso se sono gli stessi numeri messi nero su bianco della Regione a sottolineare un netto calo dei danni (passati dai quasi 63 mila euro del 2010 ai quasi 43 mila del 2018) causati da questa specie all’agricoltura?, In particolare lo scorso anno, quello in cui, paradossalmente, c’è stato un crollo delle campagne di abbattimento straordinarie per effetto della citata indagine giudiziaria?, LA SEZIONE di Brescia della Lega per l’abolizione della caccia ha le idee chiare in proposito: «Sono gli stessi numeri che la Regione diffonde attraverso il nuovo piano di controllo a dimostrare le ripetute menzogne e la totale inutilità della politica del fucile nel contenimento della specie - afferma l’associazione -., Numeri che dimostrano che negli ultimi otto anni gli indennizzi sono costantemente calati., L’infondatezza della presunta emergenza cinghiali è diventata ancora più evidente lo scorso anno: nel 2018 c’è stata una sostanziale sospensione dei piani di abbattimento eppure, proprio in quell’anno i risarcimenti per i danni periziati causati da questa specie sono letteralmente crollati., Quindi dov’è finita l’emergenza?»., La Lac sottolinea poi anche una questione di rispetto delle regole e di sicurezza quando afferma che «dopo le falsità ci sono anche le consuete forzature normative.

Nel nuovo decreto biennale è ancora prevista la possibilità di avvalersi per gli abbattimenti di cacciatori, camuffati con la definizione di “operatori opportunamente preparati e selezionati”., In aggiunta a tutto questo, il decreto prevede pure la possibilità di organizzare battute notturne con carabine, visori specifici e termocamere., A questo punto consigliamo caldamente a tutti di non fare passeggiate al chiaro di Luna»., IL TEMA della trasparenza dei gestori, con una aggiunta polemica sul resto della politica venatoria della Regione, viene invece approfondito da Silvio Parzanini, del circolo di Legambiente Franciacorta e responsabile per la caccia dell’associazione., «Nelle prossime settimane il Comitato di gestione dell’Atc Unico di Brescia dovrà occuparsi del Piano di abbattimento dei cinghiali e dell’organizzazione delle squadre per il 2019 - ricorda Parzanini -., Ci chiediamo come possa portare il proprio contributo a questa discussione il precedente presidente (Oscar Lombardi, ndr), non più solo inquisito ma rinviato a giudizio con altri proprio per fatti relativi all’abbattimento dei cinghiali., In attesa dei risultati del processo è per noi davvero inopportuno che costui possa occuparsi di questa materia all’interno dell’organo di gestione e ci auguriamo che l’Ufficio territoriale regionale di Brescia intervenga»., INFINE il secondo affondo: «Proprio l’Utr di Brescia, unico caso in Lombardia, su richiesta delle associazioni venatorie nostrane ha chiesto e ottenuto dalla Regione la preapertura della caccia, e visto il parere dell’Ispra, la caccia in preapertura, mentre è ancora fortunatamente in atto una forte presenza turistica nella nostra provincia, riguarderà solo una specie, la cornacchia., Questo, e i cacciatori seri lo sanno, significa che si darà l’opportunità a chi non rispetta le norme di abbattere illegalmente anche altre specie; compresa la selvaggina stanziale., Come al solito Brescia si distingue sempre in peggio rispetto alle altre province lombarde»., •

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