alta valcamonica

La «voce» del gigante malato: caccia ai suoni del ghiacciaio

A caccia di suoni sul ghiacciaio del Mandrone, nel gruppo dell’Adamello ROMELEA

È la voce di un gigante, un gigante in agonia purtroppo, quella registrata 24 ore su 24 con sofisticate apparecchiature per due mesi, da luglio a settembre, da un musicista poliedrico che ha collezionato i suoni del ghiacciaio del Mandrone, nel gruppo dell’Adamello. È il contenuto del progetto «Un suono in estinzione», ideato da Sergio Maggioni, 41enne di Darfo produttore, musicista, ricercatore e sound artist interessato ai temi ambientali. Nell’estate 2021 ha ottenuto migliaia di ore di suoni catturati con particolari microfoni tra cascate, crepacci e rocce: serviranno alla sua ricerca creativa ma anche a quella scientifica. «È stata un’esperienza importante nata nel segno di un altro mio progetto artistico di ricerca sonora che ho chiamato NeuNau - spiega Maggioni -. Mi occupo da tempo di suoni e di creare linee sonore con ciò che registro. “Un suono in estinzione” si inserisce in questo contesto: siamo assimilabili ai medici che con uno stetoscopio ascoltano ciò che arriva da un organismo, ma in questo caso da quello di di un ghiacciaio, e analizzano la sua salute». Il percorso artistico di Sergio vanta anche collaborazioni importanti: ha lavorato come autore e produttore per Sony Music publishing seguendo artisti della scena pop nazionale, producendo dischi e sincronizzazioni per il cinema, la radio e la tv, acquisendo ampie competente in studio di registrazione. Competenze che gli sono servite per il progetto ghiacciaio. Che non è appunto solo musicale.

Sergio Maggioni all’opera su ciò che resta del gigante (ROMELEA)

A seguirlo in questa operazione c’è un comitato scientifico formato da ricercatori delle università di Brescia, Pisa e Pavia, e l’obiettivo è (anche) quello di registrare e documentare i fenomeni acustici che avvengono nei ghiacciai alpini che il cambiamento climatico moltiplica. «Attraverso i suoni registrati e incrociando diversi dati - continua il darfense - è possibile per esempio quantificare la perdita di massa sotto forma di acqua nel periodo estivo. Registriamo fenomeni piccoli e grandi: per esempio le gocce d’acqua che cadono col primo sole all’interno di un crepaccio, le cascate che si formano a causa del caldo, oppure le bollicine di aria che si aprono all’interno del ghiaccio. Tutte queste cose creano suoni particolari e suggestivi, che ricordano spesso quelli marini, i richiami delle balene o addirittura rumori che abbiamo definito “alieni”, irriconoscibili e prolungati, come delle sirene». «Ci occupiamo di un ambiente molto dinamico, e sono frequenti i distacchi e le cadute nelle profondità, per decine di metri di parte della massa glaciale. Quello che ne esce verrà archiviato e quindi utilizzato in diversi ambiti: di certo quello artistico, con installazioni, percorsi museali, proposte didattiche nelle scuole. Ma anche in ambito scientifico, perché i ricercatori che collaborano con me hanno intenzione di dare alla documentazione raccolta una struttura solida a fini accademici». Il progetto di Sergio Maggioni continuerà anche questa estate, è stato riconosciuto tra i più interessanti a livello internazionale: dalla britannica Bbc e dalla fondazione Museum of Sound, che hanno inserito «Un suono in estinzione» nel quartetto finale del concorso «Sound of the year».•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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