Tra favorevoli e contrari
il dibattito resta acceso

«Sinceramente a me non ha mai dato e non dà oggi alcun fastidio». Più laconico di così non poteva essere un avventore di un bar di Cevo al quale abbiamo chiesto cosa ne pensasse della ricostruzione del monumento sul dosso dell’Androla.

NEL PAESE della Valsaviore affacciato sulla media Valle da una splendida balconata naturale, è assai acceso il dibattito tra indifferenti, favorevoli e contrari alla ricollocazione della croce, alta una trentina di metri, così com’era prima della tragedia (a parte il materiale impiegato). «Diciamo che sono sostanzialmente d’accordo - afferma la bibliotecaria di Cevo - Certo è che avrei preferito fosse rimessa una croce tradizionale e non ricurva, questo per una forma di rispetto e dignità nei confronti del ragazzo morto».

Un uomo intercettato all’uscita di un negozio non si sbilancia: «Dico solo che non intendo commentare e così mi sento con la coscienza a posto». Un altro si interroga: «Quali benefici ricaveremo dall’averla voluta rimettere in piedi a tutti i costi, prima che la magistratura si pronunci sulle responsabilità del disastro? Era meglio attendere l’esito del processo e poi, eventualmente, sottoporre preventivamente il progetto al parere della popolazione. Le cose fatte in fretta e furia, alla fine non pagano».

«Se fosse toccato me decidere – osserva un anziano – avrei lasciato il moncone com’era dopo il crollo e posato una semplice targa in memoria del giovane; non avrei buttato denaro alle ortiche». Altri puntano invece sul fatto che la nuova croce possa incrementare il turismo religioso. «Quella originale era un simbolo di tutta la Valsaviore - afferma un ex consigliere comunale all’uscita dalla farmacia - Averla ricostruita, a mio parere, deve essere motivo di orgoglio e speranza di rilancio per tutta la comunità, non solo per i fedeli».L.FEB.

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