Ex lanificio: scatta il piano di recupero «bis»

La facciata dell’ex lanificio Grignasco Garda di Villanuova BATCH

Una storia, tante storie: hanno segnato un’epoca, più di un secolo di vita del paese. Storie che inevitabilmente finiscono: questione di tempi che cambiano e capitoli che si chiudono. Ma che seppur in forma diversa, adeguata ai giorni nostri, presto qualcuno potrebbe ricominciare a raccontare.

Villanuova, Grignasco Garda: si lavora a un piano di recupero e riqualificazione della mastodontica area industriale che giace abbandonata da anni. Per oltre un secolo ha ospitato il lanificio che nel suo massimo splendore occupava quasi 1300 operai: del rilancio si parla da tempo, questa potrebbe essere davvero la volta buona. Si comincia da qui: da un Piano integrato d’intervento, i cui dettagli sono ancora da svelare, che prevede la «riqualificazione urbana» degli oltre 45mila metri quadri dell’ex opificio. Coinvolgendo due Comuni, oltre a Villanuova anche Gavardo, e con l’obiettivo di dare nuova vita al comparto industriale ex Grignasco.

«IL PROGETTO presentato - si legge nei pochi documenti a oggi disponibili - propone la riqualificazione, il riuso e la razionalizzazione dell’intero comparto, attraverso la riconversione funzionale dell’insediamento produttivo dismesso con una nuova pluralità di destinazioni (commerciale, artigianale, direzionale e terziario generico)».

Presto per sapere cosa succederà: ma qualcosa comincia a muoversi.

La procedura è stata avviata lo scorso autunno, con società proponente la Rialto Due di Crema. In questi giorni si lavora all’intesa tra i due municipi (sarà l’area tecnica del Comune di Villanuova a occuparsi del procedimento), nei prossimi mesi si lavorerà alla fase di avvio e istruttoria per la variante al Pgt, con conseguente Vas (la valutazione ambientale strategica) prima degli ultimi e decisivi passaggi in consiglio comunale.

«IL COMPARTO merita una progettualità valida ma l’iter è ancora molto lungo - ammette Michele Zanardi, primo cittadino di Villanuova - e quindi ci saranno da fare le dovute valutazioni tecniche e politiche. In passato, dal mio punto di vista, ci sono state proposte poco concrete: ora ci aspettiamo proposte serie con interlocutori seri. Il comparto è dismesso da troppi anni, è stato un simbolo e un simbolo deve tornare a essere». Partendo da alcuni punti fermi: «L’unico obiettivo deve essere quello di creare occupazione. Per questo residenziale non sarà: abbiamo già tante case vuote. Senza precludere nulla, la riconversione dovrà essere a forte impronta artigianale e industriale. Un esempio concreto ce l’abbiamo proprio in casa: l’ex mobilificio Grumi, dove erano previsti 50mila metri cubi di residenziale, e che invece è stato riconvertito».

«Siamo convinti si possa arrivare a una soluzione positiva», chiosa Sergio Bertoloni, sindaco di Gavardo a seguito della sospensione di Emanuele Vezzola. Che intanto rilancia: «Ne sapremo di più il 16 febbraio, a margine della riunione della commissione territorio». Archiviata definitivamente l’esperienza del mercato coperto, il futuro dell’ex lanificio è tutto da scrivere.

Partendo da un passato glorioso: venne aperto nel 1891, con 160 operai addetti ai 6000 fusi della filatura e della tintoria. Nel 1901 gli occupati erano già 512: in quegli anni il lanificio venne definito come il più grande d’Italia. Nel 1960 l’apice: 1223 dipendenti. Poi la crisi, il passaggio alla Filatura di Grignasco e inevitabile la chiusura. Ora una seconda vita.

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