L’attesa è finita,
domani l’addio
a Massimo

Massimo AlbertiI soccorsi al motociclista sabato alle prime luci del giornoL’auto e la motocicletta, i due mezzi coinvolti nell’incidente BATCH

È restato in silenzio, non ha pronunciato parola il 20enne di Collio che all’alba di domenica ha travolto e ucciso con la sua Fiat 500 Massimo Alberti: si è avvalso della facoltà di non rispondere quando ieri mattina è comparso davanti al giudice. Il calendario prevedeva l’udienza di convalida dell’arresto per il reato di omicidio stradale, e ne è uscita una conferma della misura cautelare degli arresti domiciliari.

UNA CONFERMA che non ha cambiato nulla nel dolore della famiglia della vittima (e neppure in quello dei parenti del giovane protagonista dell’investimento mortale), che verrà salutata per sempre dopo il funerale fissato per domani alle 15,30 nella parrocchiale di Sarezzo. Alberti ha trovato la morte sabato scorso alle prime luci dell’alba, mentre in sella alla sua motocicletta stava raggiungendo il posto di lavoro nella «Metra» di Rodengo Saiano. Lo schianto violentissimo con la vettura guidata dal ragazzo dell’alta Valtrompia non gli ha lasciato scampo.

Il funerale sarà curato dall’agenzia La Santissima di Gussago, mentre per la veglia parenti e amici dovranno raggiungere la casa del commiato «L’altra Riva» di Gardone Valtrompia, dove la salma, una volta effettuata l’autopsia e «liberata» dalla magistratura, è arrivata solo nel tardo pomeriggio di ieri.

Il colpo è già stato incassato sabato, ma anche in queste ore la percezione del dolore in paese è fortissima: l’aria è mesta i familiari e gli amici più cari, con gli occhi lucidi e la voce incrinata, ancora faticano a credere che Massimo non ci sia più. Non c’è condanna, ma solo una profonda partecipazione alla disgrazia che ha sconvolto in una bella mattina d’estate più famiglie e l’intera comunità.

MASSIMO ALBERTI era originario della frazione Zanano e viveva a Sarezzo, in località Termine. Padre di Alessandra, la figlia maggiore che lo aveva reso nonno felicissimo di un nipotino, e di Fabio, era sposato con Fernanda Palmiri, un’altra saretina conosciutissima che gestisce il bar Acli nella piazza del paese.

Il ricordo della vittima che emerge dal paese? «Massimo era un grande lavoratore - ricorda un’amica di famiglia -; una persona propositiva e ottimista». «Era un como cordiale - aggiunge un’altra amica della coppia - scherzoso e gioviale, di mentalità aperta che nel tempo libero trovava l’energia per dare una mano alla moglie nella gestione del bar».

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