Depuratore del
Garda, tutto il
Chiese dice no

di Alessandro Gatta
Patrizia Avanzini (Padenghe)
Patrizia Avanzini (Padenghe)
Patrizia Avanzini (Padenghe)
Patrizia Avanzini (Padenghe)

Il depuratore del Garda sul Chiese? Lungo il fiume si preannuncia battaglia: il sindaco di Muscoline Davide Comaglio ha già formalizzato un fronte comune che coinvolge 10 Comuni, e da Gavardo anche il Commissario straordinario Anna Pavone ha confermato la propria adesione. Anche da Montichiari, tra i «candidati» a ospitare il depuratore, si annuncia opposizione. Anche comitati come il Tavolo del Chiese e Gaia sono sul piede di guerra. Ma getta acqua sul fuoco Patrizia Avanzini, sindaco di Padenghe e consigliere dell’Ats Garda Ambiente, l’Associazione temporanea di scopo che raccoglie 35 Comuni dell’area gardesana per la realizzazione dei depuratori: «Il prima possibile, l’Aato di Brescia convocherà non solo i Comuni gardesani, ma anche quelli interessati dall’eventuale collocazione del nuovo depuratore - spiega Avanzini - per spiegare dal punto di vista tecnico come si è arrivati a queste ipotesi. Solo dopo questo incontro seguirà la decisione definitiva, che comunque spetta all’Aato». SONO CINQUE, le ricordiamo, le ipotesi per un nuovo depuratore: Visano, Lonato, il potenziamento di Peschiera, Muscoline o Gavardo e Montichiari. Ma di queste alcune sembrano ormai definitivamente accantonate (Visano in particolare) mentre sembrano più concrete Muscoline e Montichiari. Ma come funzionerebbe? Il depuratore di Muscoline (o Gavardo) lavorerebbe i reflui dei Comuni dell’Alto Garda, fino a Salò e San Felice; quello di Montichiari invece da Manerba in giù, con Desenzano e Sirmione invece ancora allacciati a Peschiera. «Comprendo le ritrosie e le perplessità degli amministratori – continua Avanzini – ma quelle che abbiamo non sono valutazioni politiche, ma studi tecnici che non possono non tenere conto di elementi ormai consolidati: il depuratore ha bisogno di un corpo recettore esterno, perché non si può più scaricare nel lago, e la localizzazione non deve superare i 12 chilometri di distanza dal fiume». «ATTENDIAMO la convocazione dell’Aato – ribadisce Avanzini – per poi sederci a un tavolo e parlarne serenamente: il mio auspicio è che di fronte alle questioni tecniche si possa arrivare a una scelta condivisa. Non dobbiamo dimenticarci che il problema del lago di Garda non riguarda solo i gardesani, ma è un problema nazionale, trattandosi della più grande riserva d’Italia di acqua dolce, oltre che di uno dei maggiori distretti turistici nazionali». •

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