Ma da Sirmione a Salò la bicicletta diventa tabù

di V.R.
Biciclette a Sirmione: tutto il centro storico è off limits per i ciclisti
Biciclette a Sirmione: tutto il centro storico è off limits per i ciclisti
Biciclette a Sirmione: tutto il centro storico è off limits per i ciclisti
Biciclette a Sirmione: tutto il centro storico è off limits per i ciclisti

Investire sulle piste ciclabili (tutto l’«anello» presenterà un conto finale di 100 milioni), ma vietare il velocipede nei centri storici e in riva al lago. Puntare forte sul cicloturismo, ma poi chiudere la porta in faccia a chi arriva mulinando i pedali. ACCADE A SIRMIONE, poi a breve accadrà a Salò, dove il sindaco ha già annunciato una prossima ordinanza restrittiva, se ne parla anche a Desenzano, dove il presidente del Consiglio comunale Rino Polloni ha lanciato sui social un apposito sondaggio, esplorativo e informale, per capire cosa ne pensa la gente: bici vietate in centro, favorevoli o contrari? Su quasi 200 risposte, il 48% (non pochi) dice che le bici in centro preferirebbe vietarle. Per ora non se ne fa nulla, ma quel 48% di anti-bici fa impressione. A SALÒ il sindaco Gianpiero Cipani ha preannunciato un’ordinanza per la stagione estiva, il tempo di apporre la segnaletica: stop biciclette in centro , dalla porta dell’orologio a quella del Carmine, e il lungolago fino alle Antiche Rive, dove era già vietato. Motivi di sicurezza, colpa di quei ciclisti che sui marciapiedi si lanciano in volata a testa bassa. A Sirmione l’ordinanza c’è già dal 27 marzo: dalle mura del Castello scaligero alle grotte di Catullo, biciclette off limits anche se portate a mano, ammesse solo quelle dei residenti in centro. I commercianti sirmionesi avevano protestato: un passo indietro dopo tante politiche sulla «mobilità leggera». Del resto i turisti che arrivano con bici al seguito sono tanti, fra i tedeschi il 30%. Attirarli con ciclabili mozzafiato, e poi farli sentire indesiderati: le scelte dei singoli sindaci sono legittime e hanno i loro motivi, ma allora qual è la politica del «sistema Garda»?

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