Segnali stradali
no-Islam: «I cattolici
chiedano scusa»

di Giancarlo Chiari
Uno dei cartelli al centro della rovente polemica di respiro nazionaleIl parroco don Angelo Mosca
Uno dei cartelli al centro della rovente polemica di respiro nazionaleIl parroco don Angelo Mosca
Uno dei cartelli al centro della rovente polemica di respiro nazionaleIl parroco don Angelo Mosca
Uno dei cartelli al centro della rovente polemica di respiro nazionaleIl parroco don Angelo Mosca

«È doveroso chiedere scusa e perdono, anche a nome di tutti i cristiani che hanno come punto di riferimento il Vangelo e non le tradizioni, alle persone appartenenti a culture e tradizioni diverse perché nei loro confronti ancora una volta il Vangelo è stato usato con incoerenza e superficialità. E se il Vangelo oggi è solo tradizione, non è colpa di coloro che professano fedi e culture diverse, ma è colpa nostra che ancora una volta abbiamo venduto la primogenitura per una piatto di fagioli».

LE INCISIVE PAROLE di chiusura sublimano il messaggio lanciato dall’omelia pronunciata dal parroco di Pontoglio. Un’omelia incentrata sul caso della segnaletica apposta all’ingresso del paese che invita chi non rispetta la cultura occidentale ad andarsene.

Don Angelo Mosca, in realtà, non ha mai fatto esplicitamente riferimento all’iniziativa dell’esecutivo, ma i passaggi del suo discorso ai fedeli nella messa di ieri mattina sono stati fin troppo eloquenti. Nel giorno che ha segnato l’avvio della raccolta firme per chiedere la rimozione dei cartelli installati all’ingresso del paese, la presa di posizione del parroco si innesta in una comunità divisa. Con il passare dei giorni si sta allargando infatti anche il fronte dei sostenitori del provvedimento del sindaco Alessandro Seghezzi che fin dall’inizio ha precisato come l’invito ad allontanarsi dal paese alle persone che non rispettano le tradizioni della cultura occidentale, contenuto nella segnaletica, non aveva rivendicazioni religiose ma culturali.

Sull’atteggiamento che devono assumere i cristiani, don Mosca è stato tuttavia molto chiaro. Ispirandosi alla visita di Maria a Elisabetta, «due donne prime profeti del Nuovo testamento», il sacerdote ha ribadito che «il Vangelo non è una cultura né una tradizione, ma un messaggio d’amore rivoluzionario capace di cambiare la realtà».

Don Angelo ha ricordato che «la giustizia di Dio scardina storia culture e tradizioni, e rende i potenti uguali a tutti». Poi il passaggio chiave: «Non è chiudendo le porte ai fratelli e alle sorelle che noi possiamo dirci fedeli seguaci di Gesù - ha affermato il parroco -. Il Vangelo che viene da Dio e dura per sempre parla solo di accoglienza: non è una tradizione o una cultura frutto dell’opera dell’uomo».

L’OMELIA si fa stringente sulle conseguenze del messaggio evangelico che ha distrutto tradizione e cultura dell’impero romano che aveva radici plurisecolari.

«Il vero cristiano - ha affermato don Mosca - non è portatore di cultura e di tradizioni: il vero cristiano è portatore di una persona: Gesù. Ed è a questo Vangelo che dobbiamo fare riferimento: la nostra condotta e il nostro modo di pensare devono costruirsi su questo, non sulle ideologie imperanti, o sui secondi fini, che non si ha il coraggio di dichiarare apertamente. Non ascoltiamo i falsi profeti di oggi che vedono nelle divisioni la soluzione dei problemi».

In un crescendo di neppure troppo velati riferimenti al caso del segnali, è arrivato l’affondo finale del parroco. «Il Natale è certezza e memoria che c’è una santità in ogni persona. Non facciamo come i Farisei, che Gesù ha definito sepolcri imbiancati», ha affermato don Mosca.

Ma in paese e sui social network, a dispetto della raccolta firme proseguita ieri per tutta la domenica in oratorio, cresce il fronte di persone che hanno manifestato di apprezzare l’iniziativa del sindaco. Il tutto aspettando di sapere se Seghezzi rispetterà la diffida della Camera del Lavoro che attraverso il suo avvocato ha minacciato di ricorrere alle vie legali se quei cartelli non verranno rimossi.

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