Superata dal tempo e dalla riforma delle istituzioni e delle autonomie locali la possibilità di istituire la provincia di Vallecamonica, oggi si profila l'idea della città montana.
Al pari della città metropolitana, andrebbe oltre le fusioni e le unioni tra comuni limitrofi, oltre le province che non esistono più e le comunità montane che sono state svuotate del loro significato. Un'idea concreta in una fase particolare della riforma delle istituzioni che prova ad immaginare come si governano la montagna e le terre alte quando diventano una città da 100mila abitanti. «L'idea - spiega Paolo Erba, sindaco di Malegno - è immaginare una città con un sindaco che ha una sua amministrazione che gestisce i 100mila abitanti con il mantenimento delle municipalità. Un cittadino camuno oggi ha due bisogni: avere un ente di riferimento che possa governare da sopra il territorio, ma contemporaneamente essere ancora parte del proprio territorio, essere ancora di Malegno o di Cividate. Questa soluzione consentirebbe un sistema di governo più snello ed efficiente, ma anche di mantenere i servizi nei comuni».
I suoi ideatori partono dal presupposto che i Comuni sono troppo deboli per erogare come dovrebbero i servizi. Negli ultimi anni si sono fatti molti tentativi per arginare il problema, ma di fatto non si è riusciti: «Spesso questi ulteriori livelli di aggregazione hanno duplicato i livelli di decisione mentre la nostra idea porterebbe ad unificare il centro decisionale nell'unico sindaco e nell'unica giunta eletti dai cittadini della Vallecamonica», avvalora la tesi Alessandro Domenighini, assessore di Artogne. La città montana della Vallecamonica diventerebbe la seconda città della provincia di Brescia e tra le prime 15 della Lombardia. «Se guardiamo il parallelo degli altri territori montani - continua Erba - sono stati bravi coloro che sono riusciti a trovare una soluzione alle difficoltà interne di gestione, ma anche ad uscire all'esterno come un unico. Il Trentino ha una marea di municipalità, ma esce come Trentino; la Valtellina ha avuto la capacità di rappresentarsi negli ultimi anni come unico territorio. L'obiettivo dovrebbe essere quello, di semplificare la rappresentatività per andare all'esterno e portare a casa più risorse».
Non è un tema di poco conto quello sollevato dagli amministratori, non sarà facile sfondare, ma si stanno immaginando tutti i passi che potrebbero portare a qualcosa di concreto. Un convegno prima, tanta sensibilizzazione poi. E un referendum a cui a un certo punto i cittadini sarebbero chiamati per sostenere la battaglia. «Stiamo immaginando qualcosa che di fatto non esiste nella configurazione istituzionale di oggi - chiude Domenighini -. Dovremo studiarla con il governo regionale e nazionale e vedere se può essere la risposta, per la Vallecamonica, ma anche per tutte le altre aree simili in Italia».