Un oscuro mistero nel ventre del municipio

di Alessandro Gatta
Palazzo Morani:  costruita nel corso del diciottesimo secolo la dimora oggi è sede del municipioAlcuni dei misteriosi tunnel
Palazzo Morani: costruita nel corso del diciottesimo secolo la dimora oggi è sede del municipioAlcuni dei misteriosi tunnel
Palazzo Morani:  costruita nel corso del diciottesimo secolo la dimora oggi è sede del municipioAlcuni dei misteriosi tunnel
Palazzo Morani: costruita nel corso del diciottesimo secolo la dimora oggi è sede del municipioAlcuni dei misteriosi tunnel

Chissà cosa ancora nasconde la quieta Prevalle, quali segreti e quali misteri: in paese se lo chiedono in tanti, tra storia e leggenda, vicoli bui e crocicchi, antichi palazzi e tesori, spettri, fantasmi e cuori spezzati (anche a colpi di pistola). In questi giorni un post su Facebook, firmato da un gruppo di ricercatori gardesani, ha riacceso il dibattito e la curiosità, in particolare su Palazzo Morani, oggi sede del municipio, dell’Ecomuseo del Botticino e del museo dello spiedo, in passato dimora solitaria di nobili e pure di ingegneri, tanto da diventare - come scrive Fausto Lechi nelle sue «Dimore Bresciane» - perfino la sede di una stazione meteorologica. «SOTTO L’ANTICO municipio di Prevalle esiste una rete di misteriosi e inesplorati cunicoli», scrivono gli esploratori: «Le leggende parlano addirittura di una sorta di tempietto sotterraneo dove si tenevano feste sfrenate e orgiastiche, e di un pozzo dove venivano buttate le ragazze al termine dei bagordi». Sono solo storie, almeno per ora, ma anche Lechi nel suo ricco volume parla dei cunicoli, della presenza di un «famoso trabocchetto», e dei tanti che all’epoca (erano gli anni Settanta) chiedevano «dove si trovino e dove portino questi enigmatici sottopassaggi», parlando di «famigerate feste culminanti con il sacrificio di giovani e fanciulle gettate in una fossa punteggiata da lame acuminate». Parole da brividi, come hanno fatto (e fanno) rabbrividire le leggende sul corridoio dei fantasmi, o sulla «piccola e fiera» colomberina che si eleva dal tetto, «un tempo ritenuta sede imperturbabile degli spettri dei vecchi abitatori del palazzo». UN FANTASMA in particolare trova posto nei racconti dei paesani, quello del conte Bartolomeo Morani: uno dei fratelli di Giovanni (che costruì il palazzo nel XVIII secolo) e che si fece frate, forse per disgrazie familiari. «Uno spettro bonario, forse intristito dal tempo e dalla sorte», scrive di lui Paolo Catterina nel suo volume «Studi, interventi e leggende su Palazzo Morani-Cantoni», curato da Ferdinando Butti e Claudio Chesi, pubblicato nel 2009. «Ancora oggi tra coloro che frequentano il palazzo si sussurra che in una stanza al pian terreno in molti giurano di aver visto la placida figura di un frate, rannicchiato presso il fuoco, quasi ad assaporarne l’inconsistente tepore». C’è poi la storia del tesoro sepolto e mai trovato, nascosto da un altro conte Morani che sul letto di morte arrivò a un passo dallo svelarne il segreto, ai suoi eredi, ma si narra che morì prima dell’indicazione decisiva. Un quadro lo ritrae, la mano sinistra poggia su una pergamena: in tanti l’avrebbero scandagliata nei minimi dettagli, nella speranza di trovare la mappa del tesoro, o almeno qualche indizio. Ma ci sono storie vere, o quasi: una zia della famiglia Cantoni (i successivi proprietari del palazzo) che di notte era sonnambula, e senza farlo apposta passava davanti alle finestre spaventando i paesani che la vedevano. Oppure la storia d’amore finita nel sangue tra un fascista e una ragazza, alla quale lui sparò vari colpi senza però ucciderla: di quei colpi rimarrebbero i segni, sul portale in pietra del Palazzo. Poi ci sono anche fatti più recenti, tra cui il barbagianni che 20 anni fa venne trovato intrappolato in soffitta, e fece suonare l’allarme terrorizzando il custode con i suoi «inquietanti fruscii». Storie di paese, che l’associazione «I Giorni» racconta in itinere ogni anno con la camminata del mistero. ce n’è da scrivere un libro, un altro: il bimbo salvato dal canale della Masserina, le bizzarre abitudini di una contessa, nella chiesa di San Michele, «che fu oggetto di un lontanissimo e semisconosciuto atto sacrilego». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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