l'incontro

Con Dogan e Badiucao, l’arte per i diritti umani: «Uno strumento di lotta»

di Elia Zupelli
L'artista arrestata per la sua attività a Brescia con il Banksy cinese «Emozionante ritrovarsi in una città che dà sostegno fin dall'inizio»
Zehra Dogan e Badiucao  a Palazzo Loggia: un ideale passaggio di consegne fra i due artisti protagonisti del filone «Arte contemporanea e diritti umani»
Zehra Dogan e Badiucao a Palazzo Loggia: un ideale passaggio di consegne fra i due artisti protagonisti del filone «Arte contemporanea e diritti umani»
Zehra Dogan e Badiucao  a Palazzo Loggia: un ideale passaggio di consegne fra i due artisti protagonisti del filone «Arte contemporanea e diritti umani»
Zehra Dogan e Badiucao a Palazzo Loggia: un ideale passaggio di consegne fra i due artisti protagonisti del filone «Arte contemporanea e diritti umani»

Lei, artista-attivista, arrestata e condannata per aver pubblicato sui social un suo dipinto raffigurante la distruzione di Nusaybin dopo gli scontri tra le forze di sicurezza e gli insorti curdi, dal carcere ha eletto l’arte a «strumento per la lotta». Lui, considerato il Banksy cinese, si schiera altrettanto contro ogni forma di controllo ideologico e morale esercitato dal potere politico, a favore della trasmissione di una memoria storica non plagiata. Zehra Dogan il 23 novembre 2019 in Santa Giulia realizzava l’opera dedicata a Hevrin Khalaf, 35enne segretaria generale del Partito del Futuro siriano, in prima linea per i diritti delle donne e per il riconoscimento del popolo curdo, uccisa da un commando di terroristi; Badiucao, attualmente operante in esilio in Australia, il 13 novembre proprio in Santa Giulia inaugurerà la mostra «La Cina (non) è vicina – Opere di un artista dissidente», curata da Elettra Stamboulis. Ebbene: ieri, 12 ottobre, data secondo anniversario dell’uccisione della politica e attivista siriana, i percorsi ideologici dei due artisti si sono incrociati a Palazzo Loggia, dove per tutto il pomeriggio è stato esposto l’«Omaggio a Hevrin Khalaf» e contestualmente presentata anche la mostra che vedrà appunto protagonista Badiucao. Prima personale dedicata all’artista cinese (classe 1986, seguito da oltre 80mila persone su Twitter), l’esposizione s’inserisce nel format delineato da Comune e Fondazione Brescia Musei «in cui arte contemporanea e diritti umani trovano un punto di sintesi nella rivelazione di artisti dissidenti e attivisti». L’obiettivo, com’è stato evidenziato da tutti i rappresentanti istituzionali, è ribadire che la «libertà di creare è un diritto fondamentale», così come «è un atto di responsabilità non tacere quei regimi che la libertà la negano». Sempre in Loggia, nel salone Vanvitelliano, i due artisti sono stati protagonisti di un talk aperto al pubblico e trasmesso anche in streaming sui canali Facebook e You Tube di Fondazione Brescia Musei. Dogan (1989) ha ribadito i valori che animano la sua battaglia e quindi le sue opere, sottolineando anche «l’emozione di ritrovarsi a Brescia, in mezzo a persone che mi hanno sostenuto fin dall’inizio». Ha poi affondato il colpo: «La Cina ha usato il Covid come arma per diffondere le proprie modalità, per diffondere quanto sofisticato è il sistema cinese rispetto a qualunque democrazia nel mondo. Quante vite hanno dovuto pagare le conseguenze di questa politica di controllo brutale e violenta? È questo il prezzo da pagare!? Io non credo. Ed è questo il messaggio che voglio trasmettere in tutto il mondo attraverso la mia arte».•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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